Testo di Alessandro Colombo pubblicato su MAGENTA NOSTRA n. 4 maggio 1996
A margine della ricorrenza della storica battaglia del 1859, presentiamo due testimonianze dirette di chi in quei giorni si trovò sul campo della battaglia, partecipando in prima persona agli avvenimenti seppure non coinvolto nei movimenti degli eserciti.
La prima voce è quella di Antonio Modesti, segretario comunale di Magenta da molti anni; indirizzando una petizione alla Rappresentanza Comunale insediatasi dopo la fuga degli Austriaci, illustrò il comportamento tenuto nelle ore più difficili dello scontro, “nell’intento di vedersi graziato di una congrua gratificazione, ben conoscendo gli animi filantropici dei membri dell’Amministrazione“.
Ecco il suo resoconto: “Ho sostenuto molteplici ed interessanti lavori nelle ultime fasi della dominazione straniera, e nella successiva nostra redenzione, conscio dell’importanza dei tempi calamitosi e di sommo pericolo. Codesti onorevoli membri furono presenti alla mia longanimità nel soprassedere alle invettive, ai sarcasmi, ai vituperi dell’esoso straniero, e del mio costante interesse per il bene di questo paese nel minorare il più possibile le spese che stavano aggravandosi, ed a lenire il dolore per le esagerate e improprie pretese dell’Austriaco. In tutto ciò, io lo dichiaro, non ebbi di mira che il comune ben essere […] Dal gennaio ultimo scorso a quest’oggi qui si accrebbero i lavori dell’Amministrazione; qui passaggi continui di truppe, qui requisizioni reiterate di viveri, di cose, di persone, di veicoli, di semoventi (?), qui concentramento di truppe, assestamento di innumerevoli schiere di soldati, qui infine il teatro della guerra, la famosa battaglia di cui la storia per secoli ne rammenterà l’importanza, la grandezza, siccome primo fatto che schiuse a questa misera Lombardia una provvida e tento sospirata redenzione.”
Pur nella difficoltà dei tempi, con le casse comunali svuotate per le ingenti spese dovute alla “guerra guerreggiata in luogo”, si volle premiare con una gratificazione lo zelo e la fedeltà del segretario comunale così come di altri impiegati di minore importanza che operarono dietro le quinte di un momento importante della nostra storia.
Di ben altro tenore la seconda testimonianza, frutto della penna di Cesare Correnti, patriota milanese e futuro deputato del Regno.
Scrivendo ai membri del Municipio di Milano, in data 6 giugno si trovò nella circostanza di riferire quanto occorsogli nella missione che gli era stata affidata il giorno precedente: “Mio proposito era di partire per la strada ferrata Monza-Como, abboccarmi col generale Garibaldi, informarlo delle mosse di Urban e dello stato di Milano, poscia procedere per Sesto Calende fino a Torino e ras-segnare al Presidente del Consiglio dei Ministri l’Atto Municipale con cui si proclama l’aggrega-zione di Milano al Regno Subalpino e si saluta re e liberatore Vittorio Emanuele Il. Ma verso mezzanotte un telegramma da Monza annunciava l’avvicinarsi delle vedette austriache a quella città, e il direttore della Strada Ferrata mi dichiarava che nelle fitte tenebre della notte non intendeva allestire un convoglio sulla linea forse già vigilata dal nemico, il quale avvertito dallo sbuffare e dal fischio del vapore avrebbe potuto trovarsi pronto alle insidie. Costretto perciò a pigliare altro partito, decisi di portarmi verso Magenta quanto più lontano potesse andare la strada ferrata. Si partì ai primi crepuscoli del mattino; al sorger del sole trovammo poco oltre Magenta gli avamposti sardi della divisione Fanti. Il generale Fanti, che era a Magenta, mi accolse benevolo, mi pregò di parlare ai molti feriti che giacevano nella stazione della strada ferrata, mi parlò delle difficoltà di vettovagliare le truppe. Io scrissi allora subito una lettera, che codesto Municipio deve aver ricevuto, per pregarlo di mandar medici, medicine, provvigioni a Magenta, e inviai a quest’uopo un convoglio speciale a Milano. Due ore dopo ero ammesso alla presenza delle Loro Maestà che trova vasi insieme a San Martino di Trecate. Presentai al Re l’indirizzo municipale, il quale, lettolo lo trasmise a S. M. l’Imperatore [Napoleone III] che lo lesse alla sua volta e mostrò di apprezzarne i sensi […] e mi domandò se i feriti della battaglia di Magenta avrebbero potuto essere accolti negli ospedali di Milano, e dietro la mia risposta affermativa, soggiunse: io affiderò a Milano libera ed armata i feriti francesi anche prima che le mie truppe entrino in città. Io parlai ai due sovrani del desiderio che il popolo milanese aveva di aver armi sufficienti per ordinare la Guardia Nazionale, e ne ebbi per risposta che sul campo di Magenta erano rimasti 13 mila fucili, e che io potevo lasciare un incaricato per raccoglierne il maggior numero possibile” […]
Solo alcune piccole osservazioni a commento: l’incaricato per la raccolta dei fucili dovette ricorrere all’aiuto dei magentini “dietro ricompensa” per svolgere nel più breve tempo possibile il suo compito, mentre anche dai comuni vicini erano inviate squadre per lo stesso scopo; riguardo ai feriti ed ai morti sul campo, l’8 giugno si notava un “disordinato seppellimento dei cadaveri presso Magenta“, il 14 giugno si “assicurava” che molti dei morti della battaglia erano malamente sepolti, e che molti cavalli rimanevano ancora fuori dalla terra, tanto che si cominciava a temere “che la salute pubblica non abbia ad essere compromessa nei terreni circostanti l’abitato“. Appelli caduti nel vuoto, perché ancora il 9 luglio l’Intendente Generale della Lombardia si lamentava del fatto che “nonostante quanto ebbi l’onore di riferire a codesto superiore governo in ordine ai provvedimenti fatti per le sepolture dei cadaveri in Magenta, nuovi reclami mi pervennero, i quali sembrerebbero accusare la persistenza colà di fetide esalazioni e di impuri effluvi, che possono far vivere il sospetto di cadaveriche emanazioni“.
Ecco Magenta, nel primo mese dell’Unità d’Italia.
Nel articolo/podcast “Sul monumento Ossario a ricordo del memorando 4 giugno 1859“, pubblicato il 21 giugno 2021, ripercorriamo le tappe che portarono alla sua realizzazione e di cui si sono celebrati i 150 anni nel 2022 con una mostra e una pubblicazione (tutte le informazioni qui).