Quattro passi nel dialetto Milanese e Magentino – Maggio 2021
**Puntata in magentino… per cambiare un po’, in questo mese le espressioni dialettali riportate, saranno indicate nella parlata magentina e scritte così come vengono pronunciate:
“La magiustrèla…la magiostrèla frésca e bèla!”
Sembra fosse stato questo il vecchio grido dei venditori ambulanti di fragole e proprio da tale frutto iniziamo la nostra chiacchierata mensile.
“Magiostra” (magiustra) è il nome che in dialetto diamo alla fragola, derivandolo proprio dal mese di Maggio. Un tempo, in questo mese, comparivano i primi venditori di fragole e i romani chiamavano “maius” il mese di Maggio, e la fragola “majustula” (maggiolina). Da tale denominazione si comprende come sia stato semplice trasformarla in “magiustra” nel lessico dialettale.
E c’è poi un’altra Magiustra o Magiustrina entrata nel vocabolario italiano e che risulta collegata alla nostra parola. Sembra infatti che i venditori di fragole, in particolare brianzoli, portassero tipici cappelli di paglia rigidi a cui fu dato tale nome, noto anche come “paglietta”
Dopo le fragole ecco i proverbi agricoli che segnavano il mese di Maggio:
“ Màgg urtolan, tanta paja e pocch gran”
Se il mese si presenta piovoso e quindi ricco d’ortaggi, sarà deludente e scarsa di grano la stagione. Se invece il mese è asciutto e ventoso:
“Màgg succ, formént par tucc” – “Màgg ventus, ànn bundanzius”
e poi… “Màgg l’é un grán bel més: ròs, magiustar e scirés”
per suggellare la bellezza del mese di Maggio che è anche:
“L’é al més da Maria, l’é al més di fiur, l’è quél di russignoeu che và in amur”
Maggio è per eccellenza il mese della Madonna e del Rosario recitato la sera in famiglia. E’ anche il mese in cui cade normalmente la festa dell’Ascensione, ricca un tempo di riti e tradizioni. Ne ho trovato una interessante che riguarda “l’oeuv de l’Ascensa”:
“Nelle tradizioni legate ad ambienti di cultura agricola il giorno dell’Ascensione era segnato, un tempo più di oggi, da una particolare sacralità per un misterioso collegamento delle forze del cielo con la terra… Miracoloso era il cosiddetto “Uovo dell’Ascensione” che doveva essere, in quel giorno, deposto da una gallina nera e benedetto. L’uovo pare non marcisse e conservato a lungo nell’angolo più buio delle case e dei vecchi rustici serviva a proteggere contro il maltempo, i naufragi e le tempeste… Preservava la casa dai danni e i membri della famiglia dalle malattie… e se scaldato al fuoco, trasudava un liquido che guariva”
GRAMMATICA – alteriamo… un poco i nomi
Non volendo fare una precisa ed organica introduzione grammaticale al dialetto, continuo gli interventi su questo argomento con qualche regola che caratterizza il linguaggio e lo definisce. Oggi parliamo di nomi con:
ACCRESCITIVO – in dialetto solitamente i nomi sia maschili che femminili, elidendo a volte la finale, aggiungono “on” – “òna”(taul : taulon, finestra : finistron)
Ha valore non solo accrescitivo ma anche vezzeggiativo, un po’ ironico o leggermente spregiativo, la finale “òtt” (un bell fiulòtt , un industrialòtt, ta see un merlòtt)
DIMINUTIVO – con le logiche precedenti la finale diventa “in” – “itt” al plurale (al fieu – al fiulin – i fiulitt)
Da notare come nel nostro dialetto usiamo questa forma di diminutivo per identificare le discendenze e i soprannomi ad esempio : “al fieu dal David l’é al Davidin” e la discendenza sono ” i Daviditt“ con la finale “itt” e non i Davidin (con finale “in”) come a volte sentiamo o leggiamo.
VEZZEGGIATIVO – nel dialetto si ottiene normalmente utilizzando suffissi diminutivi in particolare con la finale “oeu” e “etta” , avendo riguardo al contesto di utilizzo perché se “cagnoeu” ha senso vezzeggiativo di cane “cagnetta” può assumere ben altri sensi non certo vezzeggiativi. Queste due finali erano molto usate in passato nei nomi propri di persona (Carloeu – Giuloeu – Loeu – Ninetta – Giuletta ecc.)
DISPREGIATIVO – per indicarlo si usano normalmente le finali in “àsc” e “àscia” e non mi dilungo oltre fermandomi al ricordo degli improperi di qualche mamma… “ta see propri un asnàsc” che, magari per deludenti risultati scolastici, dava dell’asino al proprio figlio. Trovate voi altri esempi…
…E CHI LO SA?
Per quanto riguarda la parola “Scilòster” (magentino “Scilòstar”) proposta lo scorso mese, il significato in milanese è “cero” e per diverse persone è stato facile abbinarlo al “Cero pasquale”. In qualche ricordo il nome è stato collegato anche a quei candelabri con cero che ” i scular” (gli appartenenti alla Confraternita del SS. Sacramento, vestiti con camice e guanti bianchi e mantellina rossa) portavano durante le processioni in particolare quella del “Corpus Domini”. In altri ricordi : “noi chiamavamo con tale nome anche i 4 o 6 bastoni, ricoperti di panno rosso, che a Magenta gli Scolari della Confraternita tenevano per sostenere il baldacchino, necessario per coprire il Sacerdote e l’Ostensorio con l’Ostia consacrata, durante la processione del Corpus Domini”
Sempre cercando parole dialettali desuete, oggi propongo “zainera”, (in magentino “sainera”) …forse i più attempati ricordano di cosa si tratta e dove si trovava…
RIBADIAMO… se avete parole, luoghi, ricordi o altro legati al nostro dialetto, scriveteci o commentate “sul libar di facc” (facebook). Non abbiate timore l’indirizzo è sempre info@magentanostra.it
Per questo mese è tutto, alla prossima!
(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C.Comoletti “I mestee de Milan”- F.Cherubini “Vocabolario Milanese-Italiano”- WEB : Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate, con autore sconosciuto)