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Dai nonni ai nipoti …alla ricerca delle parole perdute …con San Martino (video)

Quattro passi nel dialetto Milanese e Magentino – Novembre 2021

“Regordass de Sant e Mort vardee che l’è un grand confort”

Ricordarsi dei Santi e dei Morti, guardate che è un grande conforto”.

Questo antico e devozionale proverbio ci avvia al mese di Novembre che inizia proprio con la memoria dei Santi e dei Martiri seguita da quella per tutti i defunti. I primi da onorare affinché preghino ed intercedano per noi, i secondi da ricordare nel legame tra vita e morte, tra affetti e suffragio, tra il quotidiano cammino e la Speranza d’una gioiosa meta comune.
In particolare, la tradizione di celebrare il ricordo dei defunti ha origini antichissime ed è diffusa in ogni Paese. Legate alla vita contadina di un tempo e al mutare delle stagioni sono fiorite credenze e leggente che in parte sopravvivono anche oggi. I nostri nonni, la notte tra l’1 e il 2 di Novembre, lasciavano acceso il fuoco nel camino e in cucina o sul davanzale di una finestra ponevano un piatto con delle castagne e una brocca d’acqua per rifocillare i morti che in quella notte ritornavano tra i vivi  a visitare la loro casa. La tradizione ha voluto pensare anche a dolciumi dedicati ai cari defunti che sono soprattutto una golosità per i vivi. Tipici di questo periodo sono infatti il gustoso “Pane dei morti” e i croccanti dolcetti detti “ossa dei morti”.

Nei vecchi proverbi del nostro dialetto, anche questo mese ha i suoi riferimenti nel tempo meteorologico e nei Santi:
“November mai content, denanz el te scalda, dedree el te offend”
Novembre mai contento, davanti ti scalda e dietro ti offende”
Il riferimento azzeccato è al pallido sole di Novembre che riscalda solo dove si posa.
Per quanto riguarda i santi troneggia su tutti il nome di San Martino (11 Novembre).
“A san Martin  l’inverna l’è vesin” – “A San Martino l’inverno e vicino”
“Per san Martin tutt el most l’è vin” – “Per San Martino tutto il mosto è vino”

Altri due aspetti della tradizione e della vita di un tempo coinvolgono il Santo:
“November l’è Caìn: ò se paga el fitt, ò se fà san Martin.”
“Novembre è traditore, o si paga l’affitto o si fa San Martino”
Il proverbio sembra un po’ oscuro se non si fa riferimento agli usi ed alle tradizioni di un tempo quando l’11 Novembre indicava il termine per pagare gli affitti e nelle cascine a conclusione delle semine autunnali, mezzadri e fittavoli chiudevano i conti agrari. Scadevano anche i contratti di affitto e se non rinnovati, si doveva traslocare.
“Fà San Martin”  – “Fare San Martino”  ha quindi assunto il significato non solo di traslocare ma anche lasciare la terra e i legami di un tempo per un futuro incerto. Penso che a qualcuno torni in mente il bellissimo film: ”L’ albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi che ci ha nutrito di queste storie.
L’altro aspetto è legato alla vita del Santo:
“L’estaa de San Martin la dura trii dì e on ciccinin”
“L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino”.
Tutti certo ricordano l’immagine del Santo che alla vista di un povero, nudo e infreddolito, estrae la spada e taglia metà del suo mantello per coprirlo e riscaldarlo nel gelo della notte. Immagine e commemorazione che i magentini ben conoscono per la Basilica  dedicata al Santo e per le celebrazioni (compreso il San Martino d’Oro) effettuate nel suo nome.
La tradizione dice che la notte seguente, il povero sia apparso in sogno a San Martino rivelando di essere Gesù e per ringraziarlo del tepore offerto con il suo gesto, lo ricambi con un periodo caldo e soleggiato, quasi fosse ancora estate. Da qui, il detto ricordato.

GRAMMATICA : il verbo Borlà (burlà) – Borlare… sì, esiste anche in italiano!   (da una radice *bor(r) che indica genericamente «corpo rotondo» – Voce settentrionale che significa rotolare, cascare; cfr. milan. borlà…)- vocabolario Treccani
Continuiamo pertanto con quei verbi che assieme ad un avverbio vengono definiti frasali o servili (C.Beretta fraseologici). Oggi abbiamo borlà  in alcune sue diverse composizioni e modi di dire:
borlà giò – cadere, stramazzare a terra;
borlà giò (del volt) – cadere dall’alto;
borlà giò (in pee) – cadere in piedi, restare in buone condizioni malgrado una perdita;
borlà giò (i bràsc)- cadere le braccia, perdersi d’animo, scoraggiarsi;
borlà giò (mé i mosch) – cadere come le mosche, morie in tempo di contagio;
borlà giò (a tòcch) – cadere a pezzi di cosa logora, in cattivo stato;
borlà foeura (a dì) – cadere fuori – incappare a dire, lasciarsi andar a dire;
borlà adoss – raggiungere, sorprendere, investire, dare addosso, cascare addosso:
borlà dent o denter – Incappare, cascarci:
borlà via – Staccarsi;
borlà in di man – capitare nelle mani, incontrar male, cadere in cattive mani.

…E CHI LO SA?
Sono state interessanti le risposte al quesito dello scorso mese relativamente alla parola dialettale : “ parpaj “
Ripropongo quasi integralmente due esaurienti risposte ricevute.
Il Sig. Carlo Furbelli dice :”viene chiesto se sappiamo cosa sono i “parpàj”, beh, sono le farfalle! Anticamente, insomma non proprio nell’antico testamento ma quasi, il bachicoltore era chiamato “cobbiaparpai”, cioè quello che faceva accoppiare le farfalle per trarne i bachi da seta. Proverbi: “El parpaj el gira el gira fin ch’el va in la lumm..” (cioè..) chi agisce in modo spensierato va a finir male. (Si dice anche): “Legger come on parpaj … “ (che significa)  leggerissimo…ah, è maschile (il nome “parpaj”).
Il Sig. Gaetano Dell’Agnese ci scrive: Rispondo all’invito di questo mese, dove si chiedeva di darci da fare per trovare nei nostri ricordi il significato di una parola usata tempo fa a Magenta e dintorni. Ora, alle diverse possibili memorie, aggiungo queste mie.
Parpaja, secondo me è una cosa chiara, lucida o luminosa che, talvolta rilevabile anche in assenza di sole (all’ombra o al buio) si muove sospesa nell’aria davanti alla vista degli occhi. Pertanto propongo
1) L’interpretazione del Cherubini che definiva parpaja la farfallina gialla del baco da seta, per il suo battito d’ali in volo che mandava sottili lampi di luce.
2) Un altro riferimento lo troviamo nella spiegazione della parola “quisquilia” (usata da Dante) proposta dalla Accademia della Crusca il 4 ottobre c.a., dove si parla tra l’altro di “minuscoli frammenti volanti […] compresi i residui delle granaglie ventilate sull’aia, cioè le tipiche pagliuzze che possono finire in un occhio”. E secondo me è per questo motivo ed in questo senso che i nostri contadini definivano “parpaja” qualsiasi corpuscolo temporaneamente sospeso pericolosamente davanti ai loro occhi.
3) Ho avuto modo di sentire, quando la TV era ancora in bianco nero, persone che chiamavano così il baluginare della luce bianca emanata, di sera al buio, da un televisore acceso, perché  sospesa nell’aria, si muoveva dallo schermo agli occhi.
4) Per ultimo a casa mia “parpaj” erano, nel  periodo più bello dell’anno, i leggeri fiocchi bianchi di neve svolazzanti, visti e osservati con gioia dai vetri della finestra, nel tepore natalizio.
Spero di aver risposto con sufficienza al quesito. Ringrazio e porgo calorosi saluti.

Dopo queste valide ed interessanti spiegazioni, credo che non vi sia altro da aggiungere se non proporre il quesito di questo mese, augurandoci di poter godere ancora di ricordi e di storie legate alle nostre parole dialettali. La parola di oggi ha scritture dialettali milanesi diverse, mutate nel tempo, ma con lo stesso significato che davamo nel nostro gergo magentino.
Eccola:”sanfasàn – sanfàson – sanfassòn “…ma non è…un santo! Quale sarà mai il suo significato? Aspettiamo risposte!

CONSIGLI …Dam  àtrà:
Per quanti fossero interessati a gustare la nostra parlata dialettale  e approfondire il dialetto milanese:
RADIO MAGENTA – La Musica dal Dialet
https://soundcloud.com/radiomagenta/la-musica-del-dialetto

Per le vostre risposte, i vostri ricordi o gli interventi scrivete a:  https://www.facebook.com/magentanostra o info@magentanostra.it

(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C.Comoletti “I mestee de Milan”- “Vocabolario Milanese-Italiano”edizioni di G.Banfi – di F.Angiolini –  di F.Cherubini – WEB: Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate e con autore sconosciuto)

Davide Cattaneo

Collaboratore di MAGENTA NOSTRA.
Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA.
Realizzatore, curatore e voce narrante della sezione "El canton del dialett".

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