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Dai nonni ai nipoti…alla ricerca delle parole perdute e della “Primavera” (video)

El canton del dialètt – Més de Màrz 2022

Al cantòn dal dialètt – Més da Màrs 2022
(le parole in azzurro sono scritte in dialetto magentino)

A san Giusepp, fioriss el pèrseghett: A San Giuseppe (19) fiorisce il pesco.
A San Giusepp, fiuriss al pèrsighétt         

A san Benedett, la rondena l’è sott al tètt: A San Benedetto(21), la rondine è sotto il tetto.
A San Benedett, la rundina l’é suta al técc (…a discapito della rima)

Parlare del Mese di Marzo è volgere istintivamente il pensiero alla Primavera… Anche se Marzo è un “mese pazzerello”, col tiepido sole che tra le nuvole occhieggia o con la “pioggerellina che picchia argentina sui tegoli vecchi dei tetti”, ciò che percepiamo con tutti i sensi è la stagione che cambia. Si ricolorano alberi e prati mentre nell’aria leggera si confondono vaghi profumi. I fiori sfoggiano le più svariate tinte e il ciclo della vita sembra riprendere, dopo il sonno invernale.
Anche il pipistrello esce dal letargo …ma sembra lo faccia solo al 13 Marzo, dice infatti il proverbio milanese: Al tredesin de márz, ven foeura la tegnoeura!

Perché proprio in quella data? Beh, il 13 Marzo, a Milano è una festa particolare chiamata proprio El tredesin de Màrz.  È chiamata anche “Festa dei Fiori”, perché, essendo a ridosso dell’equinozio primaverile, con essa, si festeggia la stagione del risveglio della natura. La ricorrenza ricorda poi il primo diffondersi del cristianesimo nella città e rappresenta ancor oggi la tradizionale festa milanese della primavera e dei fiori che si celebrava con un’esposizioni di piante e di fiori attorno alla chiesa di Santa Maria al Paradiso in Corso di Porta Vigentina. In questa chiesa, si conserva ancor oggi, incastonata nel pavimento, una strana pietra rotonda con un buco in mezzo e una raggiera di tredici linee incise, conosciuta come “pietra del Tredesin de Màrz”. Dice la leggenda che su questa pietra, di origine celtica, il 13 Marzo dell’anno 51 San Barnaba abbia piantato la prima croce, iniziando a predicare il Vangelo a Milano.
Dell’antica Fiera che si teneva in questa Festa, rimane un bel ricordo in una composizione del poeta Emilio de Marchi (1851-1901):
 “E quî giornad del tredesin de Marz ?
Gh’era la fera, longa longhera, giò fina al dazi, coi banchitt de vioeur,
de girani, coi primm roeus, e tra el guardà, l’usmà, el toccà,
se vegneva via col coeur come on giardin, pensand al bell faccin de
Carolina che sotta al cappellin a la Pamela e col rosin sul sen
la pareva anca lee la primavera”.

GRAMMATICA : Sù e giò (su e giù)
Nei mesi scorsi abbiamo visto come il dialetto faccia grande uso, con diversi verbi, di queste particelle avverbiali. Vediamo oggi ulteriori esempi del loro utilizzo:

 levà sù – alzarsi, alzarsi in piedi, alzarsi dal letto
vegnì sù – crescere
tirà sù – alzare, raccogliere, vomitare
tegniss sù – tenersi su, avere grande stima
andà sù – salire, accrescere
dì sù – dire, raccontare
vèghela sù – essere arrabbiato, avere in uggia qualcuno
avegh sù – avere sul fuoco
fà sù – arrotolare, imbrogliare, ammonticchiare
sù e giò – saliscendi, cambiamento continuo
andà giò – scendere, andare in disuso
mandà giò – deglutire, accettare un torto-umiliazione
trà giò – abbattere, buttare giù
tirà giò – prendere dall’alto, abbassare, prendere nota
bùtàss giò – sdraiarsi, gettarsi dall’alto
mètt giò – piantare, posare a terra, predisporre
dà giò – abbassare, depositare

Potrebbe essere interessante se qualcuno volesse comporre qualche frase in dialetto usando queste parole, come ad esempio :
El mè vestìi l’è andà giò de moda – Al mé vistì l’é andai giò da moda
(Il mio vestito è andato giù di moda)

…E CHI LO SA?
Ancora una volta il nostro Carlo FUBELLI ha ampiamente risposto al quesito del mese scorso sulla parola dialettale: baslèta
“Baslèta…. ciumbia, capita a fagiolo!! La mia nonna Carolina: “Carlucio, fà gió i fasö in da la basleta!”- “ Carluccio (sono io) sgrana i fagioli nella ciotola!”
Appunto! La baslèta fa parte della grande famiglia delle “basle”
Basla la mama, baslott el papà, basleta la figlia, e la surela l’era una basla anca quèla, la famiglia dei baslott
Forse deriva dal latino un poco farfugliato:
Vas luteum dice il Varon de Milan — Vaso giallo – era una vaso di terra cotta

“Guarda che basla da minestra!”  (Guarda che ciotolona di minestra!)
E il Cletto Arrighi 1828 – 1906 dice anche…
Salamm de baslètta ..” Rifiuti di salumi ammonticchiati sulla tafferia (l’é semper la baslèta) nelle botteghe dei pizzicagnoli.
Ah, ecco: Baslèta era anche il soprannome dato al Giovanni Lodetti del Milan (classe 1942) per via del suo barbèll – (mento, appena pronunciato)”

Con riferimento a quest’ultima definizione usata in dialetto per definire un mento aguzzo e sporgente, in italiano corrisponde, con lo stesso significato, la parola: bazza

E finiamo con la parola dialettale da cercare questo mese: carpògn
di cui, forse, ne conosciamo meglio il significato …al femminile!
Che sarà mai? Confidando sempre di leggere vostre risposte e vostri ricordi …alla prossima!

 DAM  àtrà… Consigli

Per quanti fossero interessati a gustare la nostra parlata dialettale  e approfondire il dialetto milanese:
RADIO MAGENTA – La Musica dal Dialet
https://soundcloud.com/radiomagenta/la-musica-del-dialetto

Per le vostre risposte, i vostri ricordi o gli interventi scrivete a:  https://www.facebook.com/magentanostra o info@magentanostra.it

(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C.Comoletti “I mestee de Milan”- “Vocabolario Milanese-Italiano”edizioni di G.Banfi – di F.Angiolini –  di F.Cherubini – WEB: Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate e con autore sconosciuto)

 

Davide Cattaneo

Collaboratore di MAGENTA NOSTRA.
Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA.
Realizzatore, curatore e voce narrante della sezione "El canton del dialett".

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