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Dai nonni ai nipoti …alla ricerca delle parole perdute e della “Voeuja de toeu marì” (video)

El canton del dialètt – Més de Giùgn 2023
Al cantòn dal dialètt – Més da Giùgn 2023
(le parole in azzurro sono scritte in dialetto magentino)

La vén, la vén, la vén a la finestra,
L’è tutta, l’è tutta, l’è tutta inzipriada;
La dìs, la dìs, la dìs che l’è malada:
” Per non, per non, per non mangiar polenta
Bisogna, bisogna, bisogna aver pazienza.”
Lassàla, lassàla, lassàla maridà.

E la bella Gigogin
col tremille-lerillellera

La va a spass col sò spingin
Col tremille-lerillerà!

Da noi, l’inizio del mese di Giugno è legato alla memoria della Battaglia di Magenta del 1859 e le note di questa popolare canzone patriottica del Risorgimento Italiano risuonano spesso nella fanfara dei Bersaglieri ed é divenuta l’inno del corpo, tanto caro ai Magentini.
E’ interessante raccontarne la storia perché fu scritta nel 1858 dal compositore milanese Paolo Giorza, il quale si ispirò ad alcuni canti popolari lombardo-piemontesi. “Gigogin” è il diminutivo piemontese di Teresina ed era usato dai carbonari per indicare l’Italia. Qui significa anche “Vittorio Emanuele II”: lo “spingin” (sposino, da “sping”, cioè “spingere”, nel senso di “corteggiare” con insistenza)
Il tema principale del canto è quindi l’invito rivolto a Vittorio Emanuele II a concludere il “matrimonio” (ossia l’alleanza) e a “fare avanti un passo” per la liberazione dell’Italia dagli stranieri. “Malada” è la Lombardia che “non vuol mangiar polenta”, cioé non gradisce gli austriaci. La “polenta” simboleggiava infatti la gialla bandiera dell’Austria.
Si tramanda che questa canzone venne suonata per la prima volta la sera del veglione di San Silvestro, il 31 dicembre del 1858, al Teatro Carcano di Milano, quindi solo sei mesi prima della nostra Battaglia.
Quando la Banda Civica, diretta dal maestro Gustavo Rossari, attaccò a suonare, il pubblico comprese subito l’implicito messaggio contenuto. La Banda dovette ripeterla per ben otto volte, poiché la gente, insofferente alla dominazione straniera, non smetteva di applaudire e cantarne il ritornello.
La musica de “La bella Gigogin“, che curiosamente era quasi identica ad una canzoncina austriaca, venne adottata anche dalle bande musicali degli Imperiali che, forse per ingraziarsi la popolazione, iniziarono a suonarla nelle varie occasioni.
Ciò è all’origine di un racconto popolare che riguarda la Battaglia di Magenta.
Si narra che gli austriaci di fronte alle truppe francesi intonarono la canzone per attaccare… ma i francesi risposero con il ritornello “Dàghela avanti un passo” prima di sbaragliare il nemico al suono dell’identica Canzone. Ovviamente è un episodio del tutto fantasioso ed improbabile in quanto la canzone era sconosciuta ai Franco-Piemontesi.
Invece é storia vera che il mattino dell’8 giugno 1859, mentre l’ Imperatore, Napoleone III e il Re Vittorio Emanuele II, facevano il loro ingresso nella Milano liberata, sfilando alla testa delle truppe sotto l’Arco del di trionfo del Sempione, dalle due ali di popolo entusiasta molti cori si levarono intonando “La bella Gigogin“.
Dopo l’unificazione d’Italia ci fu chi propose di farne l’inno nazionale ma non se ne fece nulla, anche per via degli impliciti doppi sensi espressi nella canzone… il testo infatti lascia intendere che Gigogin abbia allietato i soldati anche in altri modi!
(da fonti Wikipedia e siti Web “La Bella Gigogin”)

MODI DI DIRE – Var pùssee on andà che cent andemm.
Questo detto, ancora largamente in uso, è fra i più rivelatori del carattere milanese.

Tradotto letteralmente significa “Vale più un andare che cento andiamo”, ma il testo racchiude in sé due concetti, il primo indica che l’azione è sempre preferibile alle titubanze. Il secondo pone l’accento sull’aspetto personale contrapponendo il singolare “andà” al plurale “andemm”…forse chi fa da sé fa per tre o, meglio soli che…

LINGUA: foeùgh – fuoco
In tema di battaglie e combattimenti vengono in mente gli spari…al “far fuoco” ed ecco allora la parola di oggi: foeùgh con alcuni esempi di utilizzo nel nostro dialetto:

fà foeùgh – far fuoco, sparare
dà foeùgh – incendiare
pisà el foeùgh – accendere il fuoco
pisà-sòtt foeùgh – attizzare il fuoco, aizzare al male
bofà sùl foeùgh – soffiare sul fuoco, dar fiato alle polemiche
smorsà el foeùgh – spegnere il fuoco
làorà a foeùgh – lavorare a caldo, alla fucina
mètt sù a foeùgh – mettere sul fuoco, mettere a fuoco
foeùgh de pàja – fuoco di paglia, qualcosa che dura poco
tràss in del foeùgh per vùn – fare qualunque cosa, qualsiasi sacrificio per qualcuno
ròbb de foeùgh – insolite cose non buone
pàròll de foeùgh – durissimo rimprovero a parole
càr come el foeùgh – merce molto più cara del suo valore
vèss mòrt el foeùgh e frègia l’àcqua – non aver fatto nulla da mangiare
chi hà bisògn del foeùgh, slònga el bàrnàss – chi ha bisogno del fuoco allunghi la paletta, chi ha bisogno di qualcosa si adoperi per ottenerla.

…E CHI LO SA?
La parola dialettale proposta nello scorso mese non ha avuto molti riscontri anche perché ci è mancato il supporto del nostro caro amico Carlo FURBELLI che ha accusato qualche malanno e al quale mandiamo fervidi Auguri ed un grande abbraccio. Dunque la parola era: sàlt-de-gàtt.
La traduzione indicata dal vocabolario dice:”…canale che conduce l’acqua a passare sotto una strada e poi ritornare a livello”.
In effetti che cosa c’entri in gatto nella definizione, resta misterioso pur considerando che l’attraversamento può in effetti considerarsi un salto tra i due lati del passaggio. Comunque penso che la parola riporti alla mente dei più attempati gli inizi d’estate quando ormai la scuola era finita e da “riscundòn” (di nascosto) dei genitori, noi ragazzini andavamo a fare i primi bagni dove  passava al “Gambon”, che è una derivazione del Canale Villoresi. Tra tuffi, spanciate e sporadiche nuotate, i più arditi si lanciavano a percorrere proprio qualche “sòlt-da-gàtt” tra lo stupore dei presenti. I costumi da bagno erano sequestrati dalle mamme che “prusmeàn”  (sospettavano) le nostre scappatelle ed era quindi un’impresa stare al sole per farci asciugare addosso le mutandine e per: ”véss no catà(non essere poi scoperti).

E passiamo rapidamente alla parola dialettale di questo mese: “moriggioeù”.
Dai che non è difficile… fate uno sforzo e raccontateci significato e ricordi!
Resto sempre in trepida attesa di leggere le vostre risposte e  i vostri ricordi!
Aspettiamo con pazienza…

 Damm à trà… Consigli
Per quanti fossero interessati a gustare la nostra parlata dialettale  e approfondire i dialetti del milanese: RADIO MAGENTA – La Musica dal Dialet
https://soundcloud.com/radiomagenta/la-musica-del-dialetto
Carlo FURBELLI  -“Dialett dal Cason e oltar…” https://www.facebook.com/groups/dialetto.casonese

Per le vostre risposte, i vostri ricordi o gli interventi scrivete a:  https://www.facebook.com/magentanostra o info@magentanostra.it

(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C.Comoletti “I mestee de Milan”- “Vocabolario Milanese-Italiano”edizioni di G.Banfi – di F.Angiolini –  di F.Cherubini – WEB: Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate e con autore sconosciuto)

 

 

 

Davide Cattaneo

Collaboratore di MAGENTA NOSTRA.
Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA.
Realizzatore, curatore e voce narrante della sezione "El canton del dialett".

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