El canton del dialètt – Més de Novémber
Al cantòn dal dialètt – Més da Nuvémbar (le parole in azzurro sono scritte in dialetto magentino)
“Regordass de Sant e Mort vardee che l’è un grand confòrt.”
“Rigurdass da Sant e Mort vardì che l’é un gran cunfòrt.”
(Ricordarsi di Santi e di Morti, guardate che è un gran conforto)
Questo proverbio milanese, già citato nel Novembre dello scorso anno, viene ripreso in quanto si ricollega, in parte, al video presente nell’attuale puntata.
Le due ricorrenze della Festa di Ognissanti e del Ricordo dei Defunti, danno l’avvio a questo mese e restano ancora molto vive nella tradizione e nel sentimento popolare. Il sollecito della nostra gente a ricordarsi di “Sant e Mort” era fondato sulla fede semplice e profonda che trova conforto nell’amorevole ricordo dei propri cari e nella Speranza del comune Regno promesso.
Le parole del video: ”On fior al moment giust”-“Un fiur al mument giust” (Un fiore al momento giusto) ripercorrono un po’ questo pensiero del ricordo. Nella consuetudine di gesti a volte puramente esteriori, il Ricordo diviene il tentativo di sanare qualche rimorso attraverso il pentimento, il dispiacere per la buona parola non detta, per l’attenzione o una presenza magari negata… Per noi forse, tutto questo, diviene un promemoria per un atteggiamento da assumere per le prossime visite al Cimitero nei primi giorni di Novembre.
Ultima annotazione su questo mese riguarda i festeggiamenti per San Martino che celebriamo come Patrono il giorno 11. Era una festa quasi di secondo piano, sottotono, stretta tra altre due: San Biagio e San Rocco che sembravano avere maggiore enfasi con le loro fiere… Successivamente con la manifestazione del San Martino d’Oro e grazie alle nuove iniziative sia religiose che cittadine ha ripreso il suo posto d’onore tra i momenti celebrativi più importanti della città. Anche quest’anno ci ritroveremo a festeggialo con un ricco calendario.
LINGUA : cà – casa
Il nostro dialetto ha sintetizzato in un monosillabo secco, immediato, una parola cara, evocativa di tante immagini e sentimenti. Quando penso a “cà mia” non vedo solo gli ambienti di una abitazione. Tornano alla mente “i mé gent” con cui convivo o con i quali ho convissuto. Volti di un tempo lontano o vicino, ricordi di un luogo che ha segnato nei modi più diversi la nostra vita.
Il tema specifico di questo mese è allora il pensiero congiunto dei “nostri cari” nel video e della “cà ” nel nostrano utilizzo della parola.
mett su cà – accasarsi, farsi una casa
andà foeura de cà – uscire dalla famiglia per una propria autonomia
fà andà la cà – gestire la casa, la famiglia
vègh nò nè cà nè tècc – non avere abitazione stabile o mezzi di sussistenza
vègh una cà senz tècc – commiserare persone senza senno
vègh el coo a cà – avere giudizio
vègh una cà de roba – essere benestante, avere tanta roba
vèss de cà – essere di casa, trattato come uno di famiglia
vèss a cà – essere a cavallo, non temere altro
vèss on fitt de cà – essere una spesa continua
tirà in cà – prendere con sé, tirare in famiglia
tirà a cà – portare a casa, riprendersi qualcosa
sta de cà – abitare
tegnì i man a cà toa – tenere le mani a posto
savè nanca doe stà de cà … – ignorare completamente una cosa
cà de matt – una mano di pazzi
ròsc de cà – gruppo di case
la và, la và, la tira adree la cà – si dice della chiocciola
MODI DI DIRE : “Fa la guggia”
Ora tutto avviene automaticamente, ma nei tempi andati le rotaie del tram non erano dotate di scambi automatici e quando il tram arrivava a una biforcazione, il manovratore fermava il veicolo, abbassava il finestrino, brandiva la lunga asta di ferro, la incuneava fra la rotaia e l’ago di scambio, con un colpo faceva scattare lo scambio e poi proseguiva il tragitto. Questa manovra era detta in milanese fà la guggia e la guggia, che vuol dire ago era quella dello scambio. Da ciò metaforicamente, quando qualcuno cambia argomento per sottrarsi a una domanda o a una situazione imbarazzante, si suol dire “el fà la guggia”.
(da Gianfranco GANDINI – Accademia del Dialetto Milanese – www.sciroeu.it)
…E CHI LO SA?
Eccoci al modo di dire proposto nello scorso mese: “el lattée con la caldarina”
Oltre al significato dell’immagine evocata dal detto, è stato interessante anche qualche ricordo legato alla “caldarina” … ma andiamo con ordine.
Tere Baroni… che conosco bene, si ricordava di questo detto e ha postato:
“El lattée cun la caldarina” è un’espressione bonariamente ironica riferita, in genere, a una coppia avente altezze non proporzionate: uomo troppo alto, donna troppo piccola o viceversa.
Ornella Maltagliati intervenendo sul post, racconta:
Verissimo, quante volte ho sentito questa espressione e ho ben in mente anche la caldarina, cilindrica, piccola con coperchio in cui si metteva latte appena munto, brodo, minestra, anche da portare a chi lavorava nei campi. Compito riservato ai bambini grandicelli che spesso combinavano guai, versando il tutto…
Tere Baroni : Ai miei tempi era rigorosamente di alluminio come tutte le pentole della mia mamma prima dell’acciaio inossidabile. La mia bisnonna, invece l’aveva in rame. Mi è tornato in mente che i miei me la facevano usare anche per andare ad acquistare la granita dal Batista, il quale stava, col suo baracchino dei gelati, all’angolo di Piazza Liberazione.
Anche il nostro eclettico e simpatico collaboratore Carlo FURBELLI ci ha scritto in merito alla frase:
Anche questo modo di dire mi era sfuggito dalla mente. Ho dovuto chiedere lumi al Génio (Eugenio) che è del ’41, una decina d’anni più di me. Orbene noi sappiamo che, decenni e decenni fa, el lattée e gli altri lavoratori erano piuttosto magrolini, per necessità e non per scelta.
E la caldarina come tutti conoscono è la pentolina per il latte, in genere piuttosto minuta.
Ecco, el lattée con la caldarina è una bella coppia in cui l’uomo è alto e la donna bassa.
I più audaci sarebbere in grado di trovare ulteriori e più stuzzicanti interpretazioni che noi lasciamo lì, al tempo passato.
In italiano ironico questa coppia è rappresentata anche come “l’articolo il” !
Dai, un aneddoto capitato a me che sono, anzi ero, alto 1,78. In compagnia di un’amica piuttosto bassa stavamo superando una pozzanghera, una fòppa d’acqua. Mi fa: “Carlo, se cado lì dentro annego!” Ecco, el lattée con la caldarina… e non si piange sul latte versato…
Per questo mese la ricerca è ancora legata ad una frase dialettale che quasi certamente nella gioventù i più attempati hanno sentito : “Adess, fà minga la manfrìna”
Quando veniva usata è qual è il suo significato… attendo curioso le risposte e i vostro ricordi in merito. Alla prossima!
Dam a traa… Consigli
Per quanti fossero interessati a gustare la nostra parlata dialettale e approfondire i dialetti del milanese:
RADIO MAGENTA – La Musica dal Dialet
https://soundcloud.com/radiomagenta/la-musica-del-dialetto
Carlo FURBELLI -“Dialett dal Cason e oltar…” https://www.facebook.com/groups/dialetto.casonese
Per le vostre risposte, i vostri ricordi o gli interventi scrivete a: https://www.facebook.com/magentanostra o info@magentanostra.it
(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C.Comoletti “I mestee de Milan”- “Vocabolario Milanese-Italiano ”edizioni di G.Banfi – di F.Angiolini – di F.Cherubini – WEB: Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate e con autore sconosciuto)