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Dai Nonni ai Nipoti, alla ricerca delle parole perdute… “In sù la riva” (video)

El canton del dialètt – Més de Séttember 2023
Al cantòn dal dialètt – Més da Sitémbar 2023
(le parole in azzurro sono scritte in dialetto magentino)

Séttember ghe fussel semper !
(Fosse sempre Settembre!)
“A Séttember l’estaa la moeur. El disen i piovisni che netten e rinfreschen l’aria, e i giornaa semper pussee cort. El ven sira prest, e i ultem ciar del di se fann semper pussee longh, malincònegh…
Seren dì de legria, on temp a Milàn, quij di vendembi antigh, quand che l’aria l’era saur del perfumm del mòst e depertutt, in di pasquee, in di cort, a l’era on ingrassà de vassell, on borlonà di barì, on sbilzà de la primma “piangiuda” del mòst.” 
(
da “Menisc Mes’ciòzz” di Elena Paredi)
“A Settembre l’estate muore. Lo dicono le pioviggini che puliscono e rinfrescano l’aria, e le giornate sempre più corte. Viene sera presto e le ultime luci del giorno si fanno più lunghe, malinconiche…  Sereni giorni di allegria, un tempo a Milano, erano quelli di antiche vendemmie, quando l’aria aveva il sapore del profumo di mosto e dappertutto, nelle piazze, nei cortili, era un impinguare di botti, un rotolare di barili, uno zampillare della prima sgrondatura del mosto”

L’esclamazione dialettale iniziale suggerisce tutto quel fascino  particolare che desta  il mese di Settembre. Tempo di transizione, di altro rinnovamento verso una nuova stagione. Sentiamo dileguarsi l’estate e percorriamo, forse con nostalgia, ricordi di un tempo andato, volato via in un attimo… irripetibile. Ci si incammina verso la piena ripresa delle attività quotidiane e verso giornate più scure e più fredde. Cambiano i colori e nell’aria mite resta comunque quasi palpabile un senso di dolcezza. E’ la magia di Settembre!
Seren dì de legria” – “Sereni giorni di allegria” suggerisce la citazione iniziale parlando di un Settembre  d’altri tempo quando l’aria aveva il profumo e il sapore del mosto.
Un tempo la viticoltura era presente in modo significativo nelle nostre terre e proveniva da antiche tradizioni.
Già in epoca romana, complice l’elezione di Milano quale capitale dell’Impero, l’area milanese aveva visto una grande diffusione di vigneti almeno fino al periodo delle invasioni barbariche.
Nel medio evo la coltivazione della vite e la produzione di vini riprese grazie all’opera di monaci  di diversi ordini.
Era il 1498 e Leonardo Da Vinci stava lavorando all’Ultima Cena quando Ludovico il Moro gli donò, per “le svariate e mirabili opere da lui eseguite per il duca“, una vigna in Milano di fronte alla basilica di Santa Maria delle Grazie.
Tra Milano e hinterland i filari di vite erano una vera e propria presenza fissa. Per secoli la viticoltura è stata una delle principali fonti di sostentamento e di lavoro.
In pochi decenni, tuttavia, cambiò tutto. A metà del 1800 ci fu un vero e proprio sconvolgimento: “ Una trasformazione che ha cambiato l’aspetto delle campagne e, soprattutto, la società.”
La viticoltura fu messa in ginocchio da alcune malattie che colpirono le piante. La prima infezione comparve tra il 1851 e il 1852 e causò il crollo della quantità di vino prodotta in Lombardia.
I vitigni diventati poco produttivi vennero via via estirpati lasciando il passo ad altra coltura, in particolare si incrementò quella del gelso legata all’allevamento dei bachi da seta.

A noi resta il ricordo dei nostri nonni che andavano “a la vigna “ indicata come luogo di lavoro tra i campi, dove resisteva ancora qualche filare d’uva steso tra i “i muròn” (gelsi) …e la memoria di cortili col profumo “da la tòpia da l’ùga mericana” (del filare dell’uva americana) e del dolciastro, inconfondibile sapore “di sò pìnciroeù ” (dei suoi acini).

 MODI DI DIRE – “Var pussee la lappa che la zappa!
La lappa è la chiacchiera, l’abilità nel raccontare, nel fiorire un aneddoto, nel valorizzare le cose che si dicono e quindi se stessi.
Questo detto nella saggezza del popolo ammonisce che le chiacchiere, nella vita, valgono spesso più dei fatti, più del lavoro, anche se si tratta del faticoso lavoro di chi usa la zappa.
LINGUA: Càsciàcacciare.
Anche se il periodo s’avvicina, non parleremo di caccia agli animali ma di alcuni dei diversi significati del nostro dialettale “càscià”:
Càscià via – scacciare
Càscià giò – trangugiare
Càscià su –
rampognare, istigare verso una persona
Càscià foeura – cacciare fuori, anche germogliare
Càscià dent
– conficcare
Càscià – essere ardente (es: stufa)
Càscià – raccontare (es: frottole)
Càscià – andare, restare, ficcarsi (es: in casa, in un posto)
Càscià in preson –
gettare in prigione
Càscià i màn de per tùtt –
mettere le mani dappertutto
…E CHI LO SA?
Riprendiamo anche la rubrica di ricerca delle nostre parole dialettali con una facile… facile: “lugànega”,  ” lugàniga(in magentino).
Al di là del significato sarebbe veramente interessante riscoprire ricordi, immagini, luoghi legati a questa parola…
Non siate timidi! Gli indirizzi per inviare gradite risposte ed interventi sono quelli riportati a fondo pagina … sa sintum!

 Damm à trà… Consigli
Per quanti fossero interessati a gustare la nostra parlata dialettale  e approfondire i dialetti del milanese:
RADIO MAGENTA – La Musica dal Dialet
https://soundcloud.com/radiomagenta/la-musica-del-dialetto
Carlo FURBELLI  -“Dialett dal Cason e oltar…” https://www.facebook.com/groups/dialetto.casonese

Per le vostre risposte, i vostri ricordi o gli interventi scrivete a:  https://www.facebook.com/magentanostra o info@magentanostra.it

(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C.Comoletti “I mestee de Milan”- “Vocabolario Milanese-Italiano”edizioni di G.Banfi – di F.Angiolini –  di F.Cherubini – WEB: Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate e con autore sconosciuto)

 

 

 

Davide Cattaneo

Collaboratore di MAGENTA NOSTRA.
Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA.
Realizzatore, curatore e voce narrante della sezione "El canton del dialett".

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