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Dai nonni ai nipoti …alla ricerca delle parole perdute tra le “Mani” (video) e un ricordo di “Don Luis …catanaj” !

El canton del dialètt – Més de Agost 2023
Al cantòn dal dialètt – Més d’Agust 2023
(le parole in azzurro sono scritte in dialetto magentino)
«San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla…»

La citazione poetica tratta da il “ X Agosto” di Giovanni Pascoli, ci introduce nell’argomento di questa puntata dedicata a “San Lorenzo” e alla sua “Notte”. Un adagio in dialetto milanese ricorda che: “L’è la nòtt di stell che mocchen”- E’ la notte delle stelle cadenti.
A dire il vero quelle che vediamo nel cielo non sono stelle ma “meteore” che lasciano scie luminose. Nel periodo attorno al 10 Agosto, la terra transita infatti nello sciame di meteoriti delle “Perseidi” dando origine al fenomeno che tutti conosciamo.

Noi continuiamo comunque a pensare alla magica “notte di San Lorenzo” come la notte delle stelle cadenti che scintillano nel loro volo luminoso e se .avvistate, sanno accogliere e realizzare i nostri desideri più profondi. Prepariamone allora una bella lista e lasciamoci affascinare dallo spettacolo della volta celeste.
Una bella occasione per stare all’aria aperta a riflettere sul senso della vita.
Ma qual è l’origine e perché si chiama “Notte di San Lorenzo”? 
La tradizione nasce da una leggenda legata al martirio del Santo che fu arso vivo su di una graticola e le faville che si staccavano dalle fiamme, ricordavano proprio delle stelle cadenti.

Il fenomeno del passaggio di questi meteoriti in cielo, è ricordato altresì come “Le lacrime di San Lorenzo” con riferimento alle lacrime versate dal  Santo durante il martirio.
Tale riferimento lo ritroviamo anche nel “gran pianto”, citato all’inizio, dalla poesia del Pascoli ed evoca quella tragica fine che ha ispirato l’opera.

Il 10 Agosto appare anche nei detti della cultura agricola dei nostri padri, ricordando che:  
A San Lorenz la nisciœula la pénd ” – le nocciole cominciano a maturare
“ A san Lorenz, madura i grann de l’uga a cént a cént ” – così come maturano numerosi gli acini dell’uva e il caldo dell’estate ormai si attenua:
Per san Lorenz la gran caldura pòcch la dura”

MODI DI DIRETirà de spada.
“Questo è un modo di dire riferibile malauguratamente a situazioni di povertà.
Quando lungo la strada vi imbattete in un questuante che allunga la mano per chiedere l’elemosina, la bonarietà ambrosiana, senza alcuna intenzione offensiva, ha identificato il gesto del poveretto come una stoccata di spada:
 “L’è un tirador de spada”  (tratto da evaltellina.com)
Questo modo di dire e il gesto della mano, tesa in una pietosa richiesta, mi ha richiamato alla mente i diversi sentimenti che le nostre mani possono esprimere e quanto ha scritto, in modo magnifico Carletto OBLO‘, nella composizione in dialetto milanese: “Mani”  (nel video di questo mese) 

…E CHI LO SA?
Passiamo subito alla parola dialettale proposta il mese scorso perché ha una “coda” interessante. Dunque, c’era da ricercare il significato di: catanàj”
La risposta è giunta dal nostro lettore e caro amico Gaetano Dell’Agnese, che ringraziando, “…per la costante disponibilità a mantenere vivacità e curiosità intorno alla nostra bella parlata” , ci scrive:
In merito all’ultimo quesito sul significato del termine “catanaj“, questo vocabolo, per quanto ne sappia, non è mai stato di uso comune nella nostra “lingua nativa”, o dialetto magentino che dir si voglia. Ancora oggi, nell’area linguistica bustocco-castanese, indica un oggetto, attrezzo o una qualsiasi cosa, in condizioni  pessime, tali da pregiudicarne un possibile corretto utilizzo.
Per noi magentini invece, in aggiunta a quella conosciuta nei territori suddetti, aveva e forse ha ancora, una valenza nuova introdotta da don Luigi Gallazzi (coadiutore presso San Martino di Magenta per un trentennio circa), quando salutava noi tutti in quel modo, senz’altro, non per giudicarci “persone di basso profilo”, ma, con dolce retrogusto di bontà, per mostrarci simpatia ed attenzione. Tanto che lui stesso venne soprannominato così.
E fa molto piacere ricordare quanto migliori, forse, eravamo.
Un cordiale saluto. Gaetano”
P.S. – Ti può servire questo ricordo del settembre 1980, dove si descrive la figura di Don Luigi “Catanaj”

Ecco nel P.S., la coda di cui si parlava: un articolo in memoria di Don Luigi pubblicato nel 1980 su “L’informatore del Magentino”  qui riproposto integralmente col desiderio di riaccendere ricordi tra quanti l’hanno conosciuto e di farlo scoprire alle nuove generazioni.
Ringraziamo di cuore Gaetano per la documentazione inviataci e auguriamo buona lettura e tranquilla vacanza a tutti i nostri lettori !

Un ricordo di Don Luigi Gallazzi
L’ AMlCO DEI POVERI E DEI MAGENTINI Cl HA LASCIATO
Ricordare la figura di un prete come don Luigi Gallazzi non è soltanto doveroso. E il parlarne sul nostro giornale dà una grande soddisfazione a noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, di ammirare le sue doti umane, di apprezzare il suo esemplare apostolato.
Sono trascorsi parecchi anni da quando don Luigi Gallazzi scorazzava per le vie di Magenta. Forse nessuno l’ha mai visto “camminare” ad andatura normale, a passo d’uomo come si suol dire; sempre di corsa, la veste svolazzante.
Tu camminavi tranquillo per la tua strada e ad un tratto ti sentivi una pacca sulla spalla e un “Ciao catanaj, fa il bravo!” e avevi appena il tempo di vederlo svoltare l’angolo. Oppure in bicicletta, la veste fissata intorno alle gambe (forse con le mollette dei panni).
Dove andava sempre di corsa? Dagli ammalati, dai vecchi, dai poveri, oppure dai ricchi a scocciarli e smuoverli per farsi dare il denaro occorrente per i suoi protetti.
Don Luigi aveva due idee fisse: i poveri e la Buona Stampa.
Viveva per la sua S. Vincenzo. Aveva un bel gruppetto di collaboratori che pazientemente portavano i buoni del latte e del pane (allora non si usavano i lauti pacchi di oggi). Gli assistiti di allora erano persone veramente bisognose, persone anziane senza pensione, infermi, famiglie numerose.
Aveva installato una specie di cucina all’aperto, nei suo cortiletto, con l’aiuto di sua sorella e di altre persone caritatevoli; e lì ogni giorno i poveri andavano con la loro “caldarina” a ricevere la minestra. Ma i disagi erano grandi e Don Luigi capiva che non poteva più continuare con questa sua mensa all‘aria aperta.
Pertanto subentrò l’idea della costruzione di un salone. E iniziò l’odissea del “Salone dei Poveri”.
Quanto lottare, pregare il Signore e il Parroco per |’autorizzazione. I soldi c’erano perché era riuscito a procurarseli, e, finalmente ci fu anche il permesso e il tanto atteso salone dei poveri che tutti noi ricordiamo ancora.
La gente gli voleva bene? Si, gli voleva bene e spesso approfittava anche della sua bontà. Gli operatori della S. Vincenzo si ricorderanno ancora quando nelle conferenze Don Luigi doveva rendersi conto della sfacciataggine di qualche famiglia scaltra che dopo anni di assistenza si comprava pacificamente la casa.
Don Luigi gettava in giro uno sguardo smarrito con i lucciconi agli occhi e diceva con voce umile: “Noi l’abbiamo fatto in buona fede
Era amico di tutti, bianchi, rossi, neri, poveri, ricchi. Non faceva differenza per nessuno. Entrava anche nelle osterie e nei bar per poter incontrare tutti.
L’altra sua idea fissa era la Buona Stampa. Non si vergognava di andare lui stesso a portare i giornali. lmperterrito invitava ad abbonarsi al giornale cattolico persone di tutt’altra corrente, e quelle acconsentivano. Ed anche qui un bel gruppo di donne e ragazze lo aiutava a portare i giornali nelle famiglie con pazienza, costanza e sacrifici.
Don Luigi era umile e generoso con tutti, con quelli che avevano bisogno e con quelli che l’aiutavano.
Di lui abbiamo parlato con diversi magentini e, dopo quanto ci è stato confidato, possiamo affermare che le sue opere spirituali e materiali non sono finite con la sua scomparsa ma continueranno a portare benefici a quanti hanno creduto e credono ancora nel suo messaggio d’amore e di carità.”
G. Dell’Agnese
Per le vostre risposte, i vostri ricordi o gli interventi scrivete a:  https://www.facebook.com/magentanostra o info@magentanostra.it
(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C. Comoletti “I mestee de Milan”- “Vocabolario Milanese-Italiano” edizioni di G. Banfi – di F. Angiolini –  di F. Cherubini – WEB: Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate e con autore sconosciuto)

 

Davide Cattaneo

Collaboratore di MAGENTA NOSTRA.
Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA.
Realizzatore, curatore e voce narrante della sezione "El canton del dialett".

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