El canton del dialètt – Més de Novémber
Al cantòn dal dialètt – Més da Nuémbar
(le parole in azzurro sono scritte in dialetto magentino)
A San Martin, l’invèrna a l’é visin
A San Martino l’Inverno è vicino (11 Novembre)
A S. Clement l’invèrna al cascia i dent
A San Clemente l’inverno mette un dente (23 Novembre)
A Santa Caterina o nev o brina
A Santa Caterina o neve o brina (25 Novembre)
A Sant’ Andrea al frécc al ta nega
A sant’Andrea il freddo ti annega (30 Novembre)
Prendendo spunto da questi vecchi proverbi dialettali di un tempo, legati a “Santi ” e “meteo”, in questi primi giorni di Novembre stiamo assistendo a grandi stravolgimenti climatici che in alcune regioni, hanno creato ingenti danni e grandi disagi alle persone. A loro esprimiamo in questo frangente il nostro dispiacere, la solidarietà e, almeno nel cuore, la vicinanza.
La forte piovosità di questo mese ha segnato storiche alluvioni, quella del Polesine nel ’51, l’alluvione di Firenze nel ’66, quelle del Piemonte del ’68 e del ’94. Ricordo in particolare quella del 1968 quando con altri …allora giovani, andammo a spalare fango a Valle Mosso nel Biellese. Restano ancora nella memoria gli occhi smarriti e disperati di quanti avevano perso ogni cosa nell’onda melmosa di piena o ritrovato arredi e macchinari resi inservibili dall’impregnate fanghiglia.
Quando poi arriva Novembre è quasi impossibile per noi… non parlare di Lui. Chi?
Il Patrono della nostra città: San Martino! A lui è dedicato un folto programma di iniziative che vanno dai mercatini ai riti solenni nella Basilica a Lui dedicata, dall’annullo filatelico per l’evento fino al Gran Concerto con l’assegnazione dell’ormai tradizionale e atteso San Martino d’Oro.
La devozione al Santo è presente un po’ in tutto il nostro paese con feste e processioni che seguono antiche tradizioni. Una di queste è la “Lanterna di San Martino.”
Il Santo, originario della Pannonia (odierna Ungheria) è ricordato come il soldato che tagliò in due il suo mantello per darne una parte a un povero che aveva freddo. Qui non sto a ricordare ma invito a leggere le interessanti vicende e la sua conversione che lo portò a diventare vescovo di Tours, in Francia, dove l’11 Novembre del 397 si celebrarono i suoi funerali. E proprio in quell’occasione si dice che i fedeli accompagnassero la salma con tante luci e lanterne dando origine alla tradizione della “Lanterna di San Martino”.
Da allora, in occasione della sua festa, soprattutto nei paesi del nord Europa, i bambini aspettano la notte di San Martino con una luce alla finestra, per ricordare il santo. In altre parti, viene organizzata in questo giorno la parata delle lanterne, una processione serale durante la quale i bambini sfilano con le lanterne accese, fatte da loro. Si cantano canzoncine o filastrocche e le lanterne per tradizione vengono poi accese ogni giorno fino al S. Natale.
In altre tradizioni contadine si festeggiava San Martino come una specie di capodanno con grandi pranzi dove il piatto e l’animale tipico che dominava questa festa era l’oca. Ne resta un ricordo nel proverbio:
“Oca, castagne e vino, tieni tutto per San Martino“.
MODI DI DIRE : “Sacranòn”.
L’origine di questa interiezione popolare, che in dialetto non è una parolaccia, appartiene a un frasario molto singolare, caduto in disuso.
Deriva dal francese “sacré nom de Dieu” che si diceva ai tempi dell’occupazione francese di Napoleone I e che è stata convertita con disinvoltura dialettale in “sacranòn”.
La ricordiamo forse in qualche esclamazione o per indicare un serie di persone, dal “gradasso” allo spavaldo, dal coraggioso a quello con un brutto carattere… insomma:
“l’é un sacranòn”.
…E CHI LO SA?
Eccoci alla parola dialettale del mese scorso: “sabètta”
Rendiamo …grazie al caro amico Carlo (Furbelli) che ancora una volta ci ha aiutati a dare un senso alla nostra ricerca e ci scrive:
Sabètta: già pronunciando il nome arriviamo, quasi d’istinto, alla classica pettegola, impicciona e leggermente antipatica.
Sembrerebbe un vezzeggiativo ma, di fatto, è un dispregiativo, più adatto al pungiglione di una vespa.
Fortunatamente non ho particolari ricordi da evidenziare
-“Sabètta de la lobbia” – donna molto pettegola.
– “L’é la sabètta del vestee” – è una pettegola ficcanaso
(probabilmente, dice il Circolo Filologico Milanese, dalla visita, durata tre mesi, di Maria – la Madonna – alla cugina Elisabetta che darà poi alla luce Giovanni Battista)
La proposta di ricerca di questo mese è un po’ particolare, è infatti una parola dialettale in disuso ed usata in particolari situazioni e con diversi significati sia al maschile che al femminile: sgàrsorin – sgàrsurin
Dai…non è proprio complicato e poi per i più attempati non è difficile abbinare a tale parola qualche situazione e qualche ricordo da condividere…
Voi scrivete …e noi pubblichiano!
Gli indirizzi sono quelli riportati a fondo pagina… sa sintum!
Dam a traa… Consigli
Per quanti fossero interessati a gustare la nostra parlata dialettale e approfondire i dialetti del milanese: RADIO MAGENTA – La Musica dal Dialet
https://soundcloud.com/radiomagenta/la-musica-del-dialetto
Carlo FURBELLI -“Dialett dal Cason e oltar…” https://www.facebook.com/groups/dialetto.casonese
Per le vostre risposte, i vostri ricordi o gli interventi scrivete a: https://www.facebook.com/magentanostra o info@magentanostra.it
(bibliografia: C.Beretta “A lezione di grammatica Milanese”- C.Comoletti “I mestee de Milan”- “Vocabolario Milanese-Italiano ”edizioni di G.Banfi – di F.Angiolini – di F.Cherubini – WEB: Wikipedia – Accademia della Crusca – Canzon.Milan.it – Milano Free.it – www.sciroeu.it – foto Internet rielaborate e con autore sconosciuto)