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Don Giuseppe Marinoni, messaggio e video ringraziamento

Miei cari,
sempre cari, e oggi ancora più cari!

Questo piccolo segno è solo per dire a ciascuno di voi il mio GRAZIE per tutto l’affetto e la preghiera che ho sentito davvero forti e vicino nei giorni del mio recente ricovero all’ospedale.

L’immagine-quadro di Delacroix, con la sua spiegazione, è un invito a non perdere mai la fiducia in Gesù, a tenere sempre fisso lo sguardo su di Lui.

Gesù non ci abbandona, ce lo ha promesso e lo mantiene:
«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Nel dipinto vediamo una barchetta attorniata da onde enormi, in un mare grigio. La tempesta sta infuriando. La barca vacilla. Gli uomini sulla barca sono visibilmente invasi dalla paura. Uno si alza disperato, il panico ha cancellato i tratti umani del suo volto. La paura cancella la sua stessa identità. Accanto a lui un altro trattiene il mantello, che in realtà sembra una punta acuminata scagliata contro il cielo. Quasi simbolo della rabbia. Altri cercano di governare la barca, tenendo con forza il timone e i remi. Tutti agitati, impotenti, smarriti. A prua uno si copre il volto, rassegnato.

Ma al centro una donna, di schiena, guarda l’uomo che dorme. Anche lei ha le mani alzate e il corpo in tensione. Anche lei ha paura. Ma con la mano destra sembra invitare gli altri a fermarsi un attimo e volgere lo sguardo verso il personaggio che dorme. È la Maddalena che invita a guardare Gesù. Non si rassegna alla paura perché si accorge che sulla barca c’è Lui. Sembra dirci: “Fermi, non disperatevi, Lui è qui”, “Fermi, non disperatevi, Lui non ci abbandona”.

Che meraviglia! Nella tempesta di questi mesi desideriamo tenere davanti agli occhi questa immagine. Nei giorni la Maddalena continuerà a dirci: “Non lasciarti prendere dalla paura, Lui è qui”. Anche quando sembra assente, anche quando sembra “addormentato”. Lui è qui, dentro la nostra stessa barca. E non si spaventa, anzi lotta con noi.

Lo so, è difficile avere fiducia. Il peso da portare è grande e la precarietà quotidiana ci disorienta. La fede in Gesù Cristo può essere una fresca sorgente di fiducia. Come diceva papa Francesco il 27 marzo 2020, in piazza san Pietro deserta:

“L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai”.

Lo so, oggi avere fiducia è difficile. Le relazioni vere sono un’altra sorgente di fiducia. Da soli ci scoraggiamo. Chi ci vuol bene stimola in noi il coraggio. E voler bene a qualcuno ci spinge fuori, ci costringe ad essere coraggiosi.

Essere credenti significa essere “capaci di crederci”. La fiducia è una sfida e un’avventura. Proviamoci insieme. Proviamo a contagiarci con la fiducia. Solo così vinceremo la paura e la rabbia. Come sarebbe bello se, in questo tempo difficile, i cristiani venissero additati come “i fiduciosi”.

Da “MI FIDO”, Lettera di Derio Olivero
Vescovo di Pinerolo  (Ottobre 2020)

 

 

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