Il mese di Gennaio, nella cultura contadina d’un tempo, è particolarmente ricco di detti, proverbi, storie e ricorrenze.
Dopo Re Magi e Befane, il calendario continua col ricordo di una serie di santi con proverbi e tradizioni: 15/1 – San Mauro , 17/1 S. Antonio, 20/1 S. Sebastiano, 21/1 Sant’Agnese.
Le precipitazioni nevose di Gennaio erano una volta forse più abbondanti e in particolare nei periodi indicati con la date di ricorrenza di alcuni Santi detti “Mercanti di Neve”:
San Maur un frécc dal diaul, Sant Antoni un frécc da demoni, San Sibastian un frécc da can (notate la dizione magentina di frécc molto più dura del milanese aperto frècc)
Per Sant’Agnese è poi famoso il proverbio: A Sant’Agnés la lusèrta la cur in la scés mentre San Sebastiano contende nel detto: San Sibastian, un’ura in man quanto affermato per S. Biagio (3 Febbraio): San Biàs, un ‘ura in pàs.
Sull’allungarsi delle giornate, la cultura popolare iniziava il conteggio da Natale con : A Natal al sbagg d’un gall proseguendo con: Pasquéta un’ureta (l’Epifania è chiamata Pasquetta in quanto nella liturgia cattolica viene proclamata la data di ricorrenza annuale della S. Pasqua).
Tra i santi di Gennaio, Sant’Antonio Abate ha però il primato di storie, filastrocche e tradizioni. Il 17 gennaio è la sua festa ed è la notte in cui secondo la tradizione gli animali parlano. E’ anche la notte dei falò che abbraccia sacro e profano. E’ il Santo del fuoco, protettore del bestiame e dei campi. Viene raffigurato con un bastone a cui è attaccato un campanello mentre benedice degli animali. Accanto a lui c’è un maiale e un fuoco acceso.
Molto si è detto e scritto sul significato del falò e il fuoco già in tradizioni pre-cristiane, simboleggia rinnovamento, abbandono delle cose passate e attesa della luce che avanza con una nuova stagione. Sant’Antonio e il porcellino sono poi tradizionalmente legati al fuoco simbolo di purificazione e questo con riferimento anche alle sofferenze da herpes chiamato proprio “fuoco di San’Antonio“. In tempi antichi infatti il grasso di maiale (la sciunja végia in magentino) era utilizzato come emolliente per lenirne dolori e bruciori della malattia.
Sant’Antonio è patrono e protettore del focolare domestico, del lavoro dei campi e degli animali che aiutano l’uomo. Questi ultimi, oggi sostituiti dai mezzi agricoli, nella ricorrenza della Festa del Santo sono portati tradizionalmente sul sagrato delle chiese per la benedizione.
Oltre alle filastrocca riportate, nei detti popolari viene chiesto l’intervento del Santo in diverse occasioni: Sant’Antoni dala barba bianca famm’ truà quél che ma manca e Sant’Antoni dal purscél famm’ truà propri quéll. Per le ragazze: Sant’Antoni glorius famm’ trua ‘l mè spus. Lasum minga sula in lett Sant’Antoni benedett!»
Oltre ai Santi, Gennaio è ricco anche di molte altre storie… ma queste le racconteremo un’altra volta