MOTIVAZIONE:
Con passione e meticolosa scienza hanno rinnovato la memoria dei personaggi e della fitta trama degli eventi del passato più prossimo a noi consentendoci di fondare l’agire quotidiano sulle solide radici della storia.
Dalle ‘pieghe della veste’ alla metà del mantello. Questione di stoffa, vien da dire, e di stoffa, da parecchi anni a questa parte nella scrittura di opere storiche, Natalia Tunesi e Carlo Morani hanno dimostrato di possederne molta. A loro la Pro Loco nella persona di Pietro Pierrettori, l’Amministrazione Comunale nella persona di Luca del Gobbo e la Comunità Pastorale nella persona di don Giuseppe Marinoni hanno attribuito il San Martino d’oro 2023. “Una volta ancora abbiamo condiviso la scelta in piena sintonia”, ha riferito il presidente della Pro Loco nell’avviare la cerimonia di conferimento della prestigiosa onorificenza, la sera dell’11 novembre, in Basilica, nel corso del Concerto in onore del Patrono, a cura di Totem.
Come accade da ben ventiquattro anni, l’atteso evento ha visto buona partecipazione di pubblico e di un nutrito numero di personalità istituzionali, cui ha regalato la grande emozione della musica grazie all’ottima prestazione dell’Orchestra Città di Magenta, dell’Orchestra Antonio Vivaldi, del Coro San Gregorio Magno, del soprano Anna Delfino e del contralto Giorgia Gazzola diretti dai Maestri Mauro Trombetta ed Ernesto Colombo in brani di Bach, Torelli e Vivaldi. Ci auguriamo, inoltre, che abbia regalato loro un benefico sussulto di identità e quel sentirsi parte di una comunità che ha una storia, tradizioni, un passato fatto di vicende e persone da tenere vive nella memoria di ciascuno e di tutti, perché siamo nati e cresciuti da semi di cui non possiamo e non dobbiamo ignorare o dimenticare le radici, pena la minor consapevolezza di noi stessi. “Il che non significa essere vecchi ‘nostalgici’ – ha precisato non senza un pizzico di autoironia Morani -, conoscere la storia mi ha aiutato a sentirmi attrezzato per vivere il presente”.
“Grazie Natalia! Grazie Carlo!”, ha esclamato il Sindaco riconoscente per il significativo contributo alla conoscenza della storia della città, di personaggi che qui hanno vissuto e operato, figure eccezionali che l’hanno “fatta grande”
“Uno che ti costruisce ai primi del Novecento una imponente Basilica e non solo, uno che ti restaura l’Assunta … uno che ricostruisce Magenta nel secondo dopoguerra … uomini forti, carismatici che, seppure in momenti storici differenti, hanno coinvolto il popolo in progetti, lo hanno elevato, dato dignità … sono belle pagine, perché belle sono le loro vite; si sono spesi, Magenta ha ricevuto da loro straordinari doni”, ci aveva anticipato Natalia, riferendosi ai tre protagonisti delle opere di cui è autrice insieme a Morani, ovvero, “Le stagioni di un prete. Storia di don Cesare Tragella. Prevosto di Magenta (1852-1934)” pubblicato nell’ottobre del 1993, “Carlo Fontana. Pioniere del socialismo maestro antifascista primo sindaco di Magenta nell’Italia Repubblicana” del novembre del 2016 e “Tra le pieghe della veste. Don Luigi Crespi, parroco di Magenta (1878-1961)” del novembre 2022, senza dimenticare la monografia sul Forno Cooperativo Ambrosiano,“L’albero del pane”, nel 2011, a firma anche di Alessandro Colombo.
Un sodalizio trentennale e una profonda amicizia. Carlo e Natalia hanno avviato il loro cammino collaborando in una trasmissione di Radio Magenta, hanno condiviso esperienze presso il Forno Cooperativo ambrosiano, “in occasione di un anniversario di quella realtà, ci era stato chiesto di scrivere una paginetta sul fondatore, don Tragella”. Quella la molla che ha fatto scattare nell’ex-assessore ai Servizi Sociali, con esperienza lavorativa nella cooperazione sociale di matrice cattolica, il desiderio di ampliare la conoscenza del personaggio e, a seguire, di altri, perlustrando archivi: da quello parrocchiale, ben catalogato da Ambrogio Cislaghi, a quello diocesano, per spaziare quindi in quelli di altre città. Sua soprattutto la instancabile ricerca delle fonti scritte e orali, la ricostruzione dei contesti. “Mi ha trasmesso il gusto del colore locale, il valore della trasmissione delle tradizioni, delle radici”, ha chiosato Natalia. A lei il compito prezioso di cucire (per tornare all’elemento stoffa) i documenti, riordinare le carte, spesso ‘sudate’, tratteggiare con penna inappuntabile i profili dei protagonisti della nostra storia. “La dimensione locale può essere vista come una porta di accesso alla conoscenza storica. Partire dal territorio può suggerire importanti riflessioni sul passaggio dal vicino al lontano, dal famigliare all’ignoto, dal concreto all’astratto”, ha affermato, sottolineando “la dimensione pedagogica dello studio della storia, di quella locale in particolare per la formazione personale, per il radicamento, per l’integrazione in un determinato contesto sociale”.
Il San Martino d’oro li ha sorpresi. “Non me lo aspettavo, ma sono riconoscente, per l’apprezzamento del nostro lavoro”, ci ha detto Morani. Sorpresi, ma pure gratificati. “Provo un sentimento di gratitudine per la consapevolezza di riconoscere il valore della narrazione e della trasmissione di realtà del passato, che consentono di creare un ponte con il presente, quindi anche un riconoscimento della scrittura narrativa come momento di ricostruzione di una comunità”. Piace parecchio a loro l’idea che vengano ‘premiati’ i libri, che si guardi al locale invece che al globale. “Mi piace questa controtendenza”, ha osservato la docente scrittrice, pronta, pare, insieme al proprio sodale a intraprendere un nuova ricerca e scrittura storica che dovrebbe vedere coinvolti i giovani.
In conclusione, è doveroso rammentare che il primo riconoscimento all’impegno di chi narra di storia locale fu assegnato ad Alessandro Colombo, ‘San Martino d’oro’ nel 2007.