Testo di Alessandro Colombo pubblicato su MAGENTA NOSTRA n. 5 giugno 1999
Dopo aver illustrato i diversi passaggi che portarono alla costituzione a Magenta nel 1840 dell’Ufficio Postale (qui), seguiamone l’attività nei primi anni del suo funzionamento, nel periodo cioè che gli atti ufficiali definiscono “gestione Fornaroli”.
Vinta la gara per l’aggiudicazione grazie soprattutto alla posizione ed alla buona fama del padre Paolo Gaspare, proprietario di una bottega sotto i portici, Giuseppe Fornaroli, allora venticinquenne, venne brevemente istruito sulle modalità di gestione dell’ufficio postale presso l’Imperial Regia Direzione delle Poste di Lombardia, in Verona, senza tuttavia che venissero chiarite e risolte tutte le difficoltà connesse all’attivazione di un servizio fino ad allora inesistente. Così, già nel novembre del 1840, il Fornaroli si trovò nella necessità di chiedere istruzioni su alcuni punti dubbi connessi al diritto esclusivo da parte dell’Ufficio Postale di distribuire le lettere e di riscuotere le provvisioni.
Prima del 1840 infatti la distribuzione della corrispondenza era affidata a due “pedoni patentati” privati, uno di Magenta ed uno di Corbetta, che erano incaricati della raccolta e della distribuzione nelle comunità del Circondario; con l’attivazione dell’Ufficio postale, tali pedoni avrebbero dovuto cessare, ma il Fornaroli denunciò che “gli ex pedoni continuano tuttora a raccogliere e portare lettere, a danno dell’erario e mio, osservando che, per meglio defraudare, consegnano le lettere alle persone forestiere che prendono posto nelle loro vetture (i pedoni svolgevano anche un servizio privato di trasporto merci e persone) o diversamente le nascondono in appositi ripostigli”.
Allo zelo iniziale, suggerito sia dalla necessità di difendere un diritto esclusivo che dalla volontà di apparire in buona luce verso i superiori, ben presto il Fornaroli sostituì un atteggiamento più disinvolto e rilassato, tanto che il 13 ottobre del 1841 gli venne comminata una multa, la prima delle tante che sarebbero poi seguite; la motivazione ufficiale parlava di “omissione di firma sulle polizze e consegne del primo semestre 1841”. Anche gli utenti dell’Ufficio Postale magentino non tardarono a trovare motivo di lamentela, ed il 31 agosto 1843 la Deputazione Comunale di Robecco sporse reclamo alla Direzione Postale per “ritardato recapito della corrispondenza per quegli abitanti”. Anche con i “maestri di posta”, ovvero con i colleghi, il Fornaroli aveva qualche difficoltà: nel maggio del 1844 il maestro di posta di S. Pietro all’Olmo si lagnò del fatto che “il commesso postale di Magenta, ad onta che sia stato più volte urbanamente pregato di voler in tempo utile emettere gli assegni d’attiraglio (il pagamento della spesa per i cavalli, che nel tratto postale che comprendeva Magenta erano forniti dalle scuderie di S. Pietro) non tiene alcuna regolarità in proposito. Altresì si fa osservare che tante volte il commesso di Magenta non si trova in ufficio al giungere delle staffette, per cui il postiglione deve andare in caccia del medesimo, emergendone così un forte ritardo“.
Alle gravi accuse, il Fornaroli replicò adducendo una serie di motivazioni, alcune plausibili, altre meno; è possibile comunque notare che nello stesso anno 1844 il Fornaroli fece richiesta alla Direzione Postale per un aumento delle provvisioni, e ciò potrebbe far pensare ad una certa insoddisfazione rispetto alla rendita dell’attività intrapresa, che probabilmente gli aveva fatto sperare guadagli più ingenti e soprattutto, conoscendo un poco l’indole del giovane Fornaroli, meno faticosi. Comunque, all’accusa del maestro di posta di S. Pietro di non essere presente in ufficio, così il Fornaroli replicò: “Relativamente alla spedizione delle staffette straordinarie, se qualche volta mi trovo assente, ho in ufficio qualcuno che mi supplisce; ma se il passaggio avviene di notte, e il postiglione non dà segno dell’arrivo della staffetta, limitandosi il medesimo a domandare il commesso colla voce come fosse un ubriaco o un pazzo, andando col cavallo per mano, la qual cosa succede quasi sempre colle staffette procedenti da S. Pietro, le quali da circa un anno non vengono mai servite di un postiglione, ma da un rozzissimo stalliere incapace di suonare la cornetta che non porta nemmeno presso di sé, in tal caso non posso essere nei debiti modi avvertito“.
Al di là del tono pungente della replica, non è difficile comunque immaginare la scena dello stalliere che si aggira per il centro di Magenta gridando ad alta voce il nome del Fornaroli. Dalla richiesta di aumento delle provvigioni, veniamo anche a sapere qualcosa sul tipo di servizio che il Fornaroli era tenuto a svolgere: “del ramo Diligenze fanno parte quasi esclusiva le spedizioni di denaro e di articoli, poiché è ben raro il caso che possano venire prenotati dei viaggiatori, colla incertezza di trovare posto nella Malleposte [vettura pubblica], la quale provenendo da Novara passa in Magenta tra le ore quattro e le sei di mattina, senza potersi fermare oltre il brevissimo tempo di ricevere il mazzo lettere e le consegne. Per le notevoli circostanze che la Malleposte talvolta si sofferma molto tempo al confine, e che l’Ufficio di Magenta non ha un orario stabilito di spedizione, per cui la vettura si ferma il solo momento indispensabile per il cambio dei cavalli, il commesso è costretto a trovarsi ogni notte pronto, consumando fuoco e lumi per aspettarla, mentre poi subentra l’orario di ufficio, che deve rimanere aperto al pubblico costantemente e giornalmente dalle otto di mattina fino alle otto di sera“.
La Direzione Postale concesse un piccolo aumento (5% sul ramo lettere), ma insieme ad un lieve maggior guadagno arrivò anche la richiesta al locale Commissariato di Polizia di svolgere un’ispezione.
Nel prossimo articolo conosceremo qualcosa di più di Giuseppe Fornaroli, colui che nella Magenta ottocentesca poté a pieno merito essere definito un “personaggio”, tanto originale nel carattere quanto fiero della posizione sociale raggiunta.
Oggi lo ricordiamo per la munifica donazione a favore del nostro ospedale, che gli è giustamente intitolato; da giovane tuttavia si fece conoscere per ben altre vicende.
Immagine: Cornelis Norbertus Gysbrechts, Trompe-l’oeil (fonte Wikipedia)