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La concessione feudale del 1619 (testo e podcast)

Testo di Alessandro Colombo pubblicato su MAGENTA NOSTRA n. 1 gennaio/febbraio 1997

Dopo la disavventura in cui incorse il giureconsulto Guido Cusani (vedi articolo e podcast), il feudo di Magenta, ormai deprezzato ed invendibile, venne utilizzato dalla corona spagnola, nel suo pur esiguo valore, come “remunerazione e mercede” per i servigi prestati dalla famiglia Melzi, tra le maggiori presenti in Milano, che per anni aveva offerto allo stato uomini d’arme e di legge, nonché magistrati e politici. I Melzi conoscevano Magenta, perché proprietari di beni e di rendite nel borgo già prima della concessione feudale, e dagli atti rimasti sembra proprio che non sborsarono una lira per acquisire i diritti ed il titolo di conte. Un diploma a stampa in data 31 dicembre 1619 suggella la solenne concessione (gli stralci riportati sono tradotti dal latino), e nel descrivere i diritti connessi al feudo magentino, glorifica la storia delle imprese della casata Melzi: “lo, Filippo, per grazia di Dio re di Castiglia, Leon, Aragona, delle due Sicilie, di Gerusalemme, di Portogallo, Navarra ed anche delle Indie, arciduca d’Austria, duca di Milano, di Burgundia e di Brabante, conte d’Asburgo, di Fiandra e di Tirolo, proclamo a tutti: per prima cosa riteniamo che sia nostro interesse esser benigni ed esercitare la nostra regale magnificenza per adornare coloro che bene hanno meritato nei nostri confronti; e per gratificarli, essendo grandemente generosi, e affinché coloro che aspirano a tutto ciò che è ottimo vengano incoraggiati a perseguirlo con tutte le loro energie e a compiere con ogni premura tutto quel che possono a favore dei loro sovrani […] per conseguenza conserviamo nella memoria, per l’ardore dell’animo e per la fede e integrità e competenza e diligenza, il magnifico fedele nostro diletto dottor Luigi Melzi, senatore del nostro Senato per trent’anni, che ha servito per noi ancor di più con molti incarichi e offici [..] e soprattutto pensando giustamente alle molteplici imprese e singolari ed utili e di grande dispendio, ed ai servigi di valore che il fu Francesco Lodovico Melzi, patrizio milanese e cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano di S. Giovanni, fratello del detto Luigi, ci offrì; il quale, dopo aver prestato servizio per 40 anni in tutte le guerre di Fiandra e d’Italia, morì nell’assedio di Vercelli, servendo Sua Maestà con esimia lealtà, intelligenza e saggezza militare. Seguì le sue orme il capitano Francesco Bernardino Melzi, erede e figlio del sopraddetto senatore Luigi, il quale prestò servizio per 17 anni assai strenuamente in varie guerre e spedizioni. A ragioni, quindi, per dimostrare la nostra gratitudine per così grande obbedienza, decretiamo di concedere al senatore Luigi ed ai suoi discendenti maschi legittimi, o legittimati da un successivo matrimonio, in ordine di primogenitura in modo che sia sempre uno il conte e feudatario, il feudo di Magenta, col titolo e le prerogative di conte, decorato con territorio, giurisdizione, luoghi, cassine, ville e possedimenti, acque e diritti d’acqua, pascoli e boschi, beni coltivati ed incolti, dazi, profitti, uomini, vassalli e vassalli dei vassalli, redditi, pedaggi e pertinenze di detto feudo e del suo territorio fino a dove si estendono e si possono estendere, tanto per diritto che per consuetudine, confini e pertinenze degli altri territori, e forni, fornaci, caccia, pesca e l’autorità di deputare un pretore, e iusdicente e altri ufficiali, e di eseguire tutto questo verso di tutti, secondo e grazie alla natura e prerogative del detto feudo; fatto salvo tuttavia e riservato sempre alla Regia Ducal Camera il nostro diritto di dominio diretto, di superiorità e di omaggio, la gabella del sale, le ospitazioni e gli alloggiamenti dei militari e tutti gli altri diritti e doveri secondo gli ordini e le consuetudini del nostro Stato. Sotto questa condizione, che nelle mani del nostro illustre Governatore entro l’anno dal giorno presente, e prima che il detto senatore Luigi prenda possesso del feudo, presti giuramento“.

Nel marzo del 1620 il Melzi prese ufficialmente possesso del feudo. Curioso il rituale celebrato in Magenta in quell’occasione; il nuovo feudatario percorse le vie del borgo fastosamente vestito e accompagnato da uno stuolo di suoi pari, per poi ritornare verso il Pretorio “raccogliendo lungo la strada pietre ed altre cose esistenti, secondo l’uso e il diritto del suo grado, per poi gettarle per terra“. Nel Pretorio, situato lungo la via che ancora oggi ne porta il nome, sedette sullo scranno dove il pretore era solito esercitare la sua autorità e, promettendo agli abitanti convenuti in massa di essere giudice saggio ed equo, creò i suoi ministri, delegandoli a svolgere le mansioni a lui spettanti. I Melzi lasciarono in Magenta un’impronta importante e per generazioni legarono al loro nome quello del nostro borgo. In particolare dalla seconda metà del Settecento, quando per la famiglia cominciò un’inesorabile parabola discendente, i conti Melzi amarono risiedere nella loro grande casa all’angolo tra Contrada di Sotto (oggi via S. Crescenzia) e Contrada S. Rocco (oggi via Garibaldi), dove la stima e l’apprezzamento dell’intera comunità li faceva sentire i veri e incontrastati signori.

In copertina: Stemma Melzi  – fonte Wikipedia 

Laura Invernizzi

Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA
Giornalista, realizzatrice e voce narrante della sezione "Podcast"

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