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Le scuole femminili della dottrina cristiana (testo e podcast)

Testo di Alessandro Colombo pubblicato su MAGENTA NOSTRA n. 5 giugno 1996

Nell’ articolo/podcast del settembre scorso, si era parlato in sintesi delle Confraternite magentine, esistenti nei secoli scorsi ad animare la vita religiosa del borgo.
Ritorniamo ora sull’argomento, vedendo in particolare alcune singolari situazioni che tennero banco a Magenta per molti anni, quando ancora la partecipazione alla vita religiosa della comunità rappresentava l’unica possibilità di vita sociale degli abitanti.
La prima scena riguarda le donne magentine: correva l’anno 1732, quando, come un fulmine a ciel sereno, esplose uno scontro, dai toni piuttosto accesi, tra le due neonate Scuole femminili della Dottrina Cristiana: a provocare la scintilla fu una decisione presa dalle autorità ecclesiastiche milanesi, a seguito di una visita fatta in occasione delle feste della Pentecoste; eccone il resoconto verbalizzato dal Cancelliere Generale della Dottrina, padre Gio Pietro Pestalozza: “Dopo aver visitato le due scuole della Dottrina del borgo di Magenta, ebbi a compassionare l’angustia troppo eccedente che erano costrette a soffrire quelle femmine, che non avendo che una sola Scuola nell’oratorio di Santa Maria della Pace, troppo piccolo riguardo al gran numero delle medesime, vi restavano fuor di modo affollate, e molte volte rimanevano al di fuori allo scoperto e molte tralasciavano d’andarvi per mancanza di sito“.
Si era in un periodo di crescita demografica per il borgo di Magenta, e risultò quindi indispensabile al Visitatore adeguarvi l’organizzazione, non potendo modificare le strutture. Cosi proseguiva il Pestalozza: “Proposi in primo luogo che sarebbe stato ottimo ripiego il trasportare la Scuola delle femmine nella chiesa parrocchiale, molto capace, levando d’indi i maschi, ai quali si sarebbero erette due Scuole negli oratori; ma subito mi fu intimato di nemmeno motivarlo, asserendo essere totalmente impossibile [erano davvero altri tempi] il puoter indurre li maschi a cedere il luogo alle femmine. Persuaso facilmente di questo, proposi che era totalmente necessario che almeno la Scuola delle femmine si dividesse, e che se ne formassero due Scuole, cioè una restasse nella chiesa di S. Maria, e l’altra si erigesse in un altro oratorio [..] Dopo essere seguito qualche sconcerto, fu finalmente approvato il tutto, e fu stabilito di erigere la Scuola nuova nell’oratorio di S. Anna. Si radunarono nella chiesa parrocchiale tutte le femmine, e fattane la divisione, dettosi il Veni Creator Spiritus, si lessero ambedue le tavole, acciò le operaie (le iscritte) sapessero per quale Scuola erano destinate; poi, alzatosi il crocefisso, s’iniziò la processione, qual fu numerosissima; si passò avanti all’oratorio di S. Anna, ove quelle destinate per quella Scuola si fermarono. Io mi fermai in S. Anna ove, disposte in buon ordine le classi, separate quelle femmine in ragione d’età, fatto un breve catechismo e sentite alcune dispute, lessi poi ad alta voce la formula d’erezione canonica della Scuola nuova, acciò quelle che la frequenteranno venghino ad essere partecipi delle molte Sante Indulgenze concesse dai sommi Pontefici. Il tutto seguì senza alcun disordine, senza contrasto e con somma soddisfazione di tutti e tutte. Non passò però molto tempo che il Demonio, temendo il gran bene che senza dubbio risultava dall’ordine stabilito, ha fatto tanto che vi ha seminato zizzania, facendo insorgere altercazioni e litigi tra le due Scuole, sia in riguardo alla precedenza nelle processioni, come per la divisione dei mobili della Scuola vecchia, ed altro“. Vista la situazione, vennero impartite severe istruzioni formali sui posti da occupare nelle processioni solenni e sulla gestione dei patrimoni, ma ogni provvedimento risultò inefficace ad arginare lo spirito litigioso delle antiche magentine. Venne proposto addirittura che nelle occasioni pubbliche le femmine partecipassero come parrocchiane del borgo, e non come consorelle della Dottrina cristiana, al seguito di uno stendardino che superasse la distinzione delle Scuole. Tutto inutile.
Raccomandai con calore ai Parrochi – riferiva il Pestalozza – il pronto e sincero adempimento delle soddette determinazioni, e il procurarare di porre e conservare la pace e quiete in quel popolo donnesco, e già andavo sperando che il tutto fosse appianato e camminasse con quiete, quand’ecco che ricevo una lettera dalla signora Paola Barenga, priora della Scuola nuova, ed annessa una narrativa di vari sconcerti seguiti nuovamente in occasione di processioni. Si è inteso che seguono parole ingiuriose tra le femmine delle dette Scuole, una sprezzando la Scuola dell’altra, il che potrebbe causare col tempo qualche grave scompiglio“. Si giunse, tra segrete confidenze nella “colomba apportatrice della pace”, ed auspici di una remunerazione divina per le fatiche di chiunque avesse contribuito a placare il turbamento degli animi, ad integrare il regolamento originale delle Scuole con una serie di nuove proposizioni: “In caso di morte d’una consorella d’una Confraternita, che vada solo il Crocefisso della Confraternita d’appartenenza, non impedendo però alle consorelle dell’altra Scuola di intervenire a suffragare la defunta, senza però alcuna distinzione di posto. In tutte le fonzioni non solenni, che ci sia un solo Crocefisso sotto cui si radunino le donne non come consorelle ma come parrocchiane, senza distinzione di posto, ma lasciando il luogo più degno alle persone civili del borgo (ovvero ai possidenti ed ai cittadini). Soggiungasi che nel caso qualcuna di poco giudizio s’inoltri in motteggi e parole di poca carità e rispetto verso l’una o l’altra delle due Scuole, se ne faccia parola alla Confraternita cui è ascritta la delinquente, e dalle operaie principali si deliberi circa il gastigo che dovrà darlesi, non essendo di dovere che vadano impunite simili insolenze, che sono i fomenti ordinari delle discordie“.
La persistenza di queste discordie è tuttavia documentata anche nei decenni successivi, e ciò in sintonia con quanto accadeva tra due Confraternite maschili; anche se non esplicitamente indicato, tutto farebbe supporre che la suddivisione operata all’interno delle due Scuole femminili avesse rispecchiato un criterio rionale, venendosi così a creare anche tra le donne quella rivalità tra S. Rocco e S. Martino che causò addirittura tra i maschi la soppressione delle Confraternite per eccessiva rissosità.
Spiriti bollenti quindi i Magentini di due secoli fa, solidali nell’affrontare la durezza della vita di quei tempi, ma pronti anche a scontarsi uno con l’altro per questioni di campanile, a difesa di quei simboli che segnavano l’appartenenza ad un gruppo come unico elemento di appartenenza alla società.

Laura Invernizzi

Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA
Giornalista, realizzatrice e voce narrante della sezione "Podcast"

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