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Per le chiavi del campanile (testo e podcast)

Testo di Alessandro Colombo pubblicato su MAGENTA NOSTRA n. 3 aprile 2005

La storia più o meno recente di Magenta è punteggiata di episodi sfociati in pubbliche controversie, soprattutto con protagonisti in possesso di visibilità pubblica ed autorevolezza morale. Così è capitato che potere civile e potere ecclesiastico si trovassero in disaccordo, reso tanto più aspro quanto più era in gioco la leadership all’interno della comunità. Le vicende di don Cesare Tragella sono forse le più eclatanti, ma anche per i secoli precedenti sono rimaste tracce di momenti di tensione tra i due centri del potere, che tra l’altro a Magenta avevano anche sedi ben distanti, quasi ai due estremi del centro abitato, come a rappresentare due poli distinti di attrazione nei confronti della popolazione.
Un interessante documento, scovato durante le ricerche sulla demolizione della vecchia parrocchiale, ci presenta una situazione che per anni, sul finire del secolo decimosettimo, produsse una conflittualità tale da superare i confini del borgo. Nella primavera del 1688, facendo seguito a precedenti ricorsi e lamentele, ed ormai esasperati da una situazione divenuta insostenibile, i reggenti della comunità di Magenta (console e sindaci) inviarono al vicario episcopale in Milano una lettera dal seguente tenore: “Hanno ormai li reggenti della comunità di Magenta stancata la mente di quella Vossignoria Reverendissima con li loro moltiplicati ricorsi, non avendo saputo come meglio rimediare a tanti disordini scandalosi che tuttavia vanno serpendo per la continua inobbedienza di quei Reverendi Curati alli replicati ordini di V.S. Rev. sopra l’ammissione del nuovo sagrista a quella parrocchiale, sopra la consegna dei paramenti sagri al medesimo insieme con quella delle chiavi tanto della sagrestia quanto della chiesa, e finalmente sopra la libertà del campanile ai reggenti della medesima comunità ora di fatto levatogli da medesimi parochi, con tenere essi le chiavi dell’uscio che riguarda verso piazza fatto fare nella medesima torre dalla suddetta comunità da duecento e più anni, per servirsi delle campane (come ha sempre fatto fin ora) tanto di giorno quanto di notte alle occorrenze d’incendi, temporali, assassini ed in tempo di guerre, come per lo più è occorso“.
Il potere politico, in sintesi, si lamentava sia della disobbedienza dei parroci rispetto alle indicazioni delle autorità ecclesiastiche, ostinazione che creava non pochi problemi alla popolazione, sia del mancato rispetto di accordi precedentemente stipulati, in base ai quali la torre campanaria diveniva torre civica, e le campane, in cambio della periodica manutenzione, erano utilizzate anche dalle autorità civile per le opportune segnalazioni alla cittadinanza. Come in tutte le controversie che si rispettano, ecco spuntare anche maldicenze e scandali, tutti incentrati sulla figura del nuovo sacrestano nominato e stipendiato dalla comunità che i parroci si ostinavano a non voler ufficializzare, preferendo invece mantenere nella funzione un loro protetto: “[…] Quando è pur anche troppo scandaloso il vedere la chiesa regolata da un nipote del moderno curato quale oltre l’essere figliuolo di dodici anni solamente, non ha veruna abilità né a fare il chierico né a fare alcun altra funzione non essendo neppure in abito, al quale tuttavia pretende si dia il governo anche dei paramenti sacri, non ostante la proibizione fattagli d’ordine da V.S. Rev. e dal vicario foraneo, come resta pur noto, per i quali sono nati tutti i disordini, prevedendo infallibilmente li medesimi supplicanti che stia per nascere scandalo irrimediabile, quando la somma vigilanza e carità di V.S. Rev. non accorra col pronto rimedio. E perciò fanno a quella umilmente ricorso, umilmente suplicandola degnarsi dare quelli ordini che stimerà più proprii di questo caso per schivare quei maggiori scandali che senza fallo sono per occorrere quando la superiore prudenza di V.S. Rev. non trovi modo che subito restino da detti parrochi obbediti i di lei ordini tante volte da essi sprezzati con essersi sempre dichiarati apertamente di non volerli obbedire“.
Si sospettava anche del fatto che la resistenza dei parroci nascondesse la lor vera intenzione, quella cioè di voler esasperare gli animi per portare qualcuno della parte avversa ad azioni illecite (“e ciò non ad altro fine che per obbligare li reggenti o altri di quel popolo a commettere qualche accesso per poter poi con tale pretesto arrivare a suoi fini, che Dio non lo permetta, come si spera, mediante la vigilanza di V.S. Rev., con la quale sperano li suplicanti restare sollevati e pacificati li animi di quel popolo“). Tanto era importante la vita religiosa a quel tempo, da essere considerata a pieno titolo faccenda di rilevanza politica, fondamentale per la concordia interna alla comunità e per la serena convivenza civile.
La supplica sortì l’effetto sperato, almeno formalmente, poiché con missiva del 1° agosto 1688 venne ordinato ai parroci “che l’elezione a sagrestano di Orazio Ribaldi, con strumento notarile nelli rogiti di Federico Borri addì 15 settembre 1687 sortisca il suo effetto”. Altresì vennero gli stessi obbligati a “tenere sempre libero l’ingresso alla torre campanaria verso la via pubblica, per consentire gli usi pubblici della campana”; a tale scopo i reggenti della comunità erano abilitati a tenere presso di sé le chiavi della porta della torre, che doveva essere mantenuta in buono stato a spese della comunità, e doveva essere tenuta sempre chiusa, per evitare – e qui una simpatica nota di colore – che i ragazzi salissero sulla torre per gioco, con rischio di danneggiarne le strutture e le strumentazioni (“ad arcendum precipue puerorum abusis et excepsis’). Se, quando e come i parroci ottemperassero agli ordini superiori, non è dato sapere dal carteggio suddetto, ma è possibile che di fronte a tanto clamore rinunciassero a sostenere la palese violazione delle norme e del buonsenso.

Immagine di copertina:  Chiesa Prepositurale San Martino, Magenta  tratta da Strafforello Gustavo, La patria, geografia dell’Italia. Provincia di Milano, Unione Tipografico-Editrice, Torino, 1894. (fonte Wikipedia)

Laura Invernizzi

Membro del Consiglio della PRO LOCO MAGENTA
Giornalista, realizzatrice e voce narrante della sezione "Podcast"

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