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Sui restauri dell’Assunta (del 1927)

Il 21 marzo 1927 il magentino Attilio Maino, capomastro, scriveva a Ettore Modigliani invitandolo a casa propria per mostrargli “i dipinti di sua proprietà”. Modigliani (1873 – 1947) era già una personalità nel mondo dell’arte, essendo stato nominato direttore della Pinacoteca di Brera nel 1908 e Soprintendente ai Monumenti della Lombardia due anni dopo; a seguito delle leggi razziali del 1939, sarebbe stato espulso dall’Amministrazione statale perché ebreo (e mai iscritto al Partito Fascista) e reintegrato a Brera nel 1946, l’anno prima della morte.

Modigliani, per i tanti impegni, gli fa sapere che due giorni dopo, lunedì 28 marzo, gli avrebbe inviato a casa sua un proprio funzionario. Questi, di cui purtroppo non si conosce il nome, viene a Magenta e approfitta per curiosare nelle chiese locali, fermandosi in ammirazione davanti alla pala d’altare nella terza cappella a sinistra dell’Assunta. Il primo aprile, Modigliani scrive la seguente lettera alla Fabbriceria Parrocchiale di Magenta:
“Un funzionario di questa Sovrintendenza ha avuto occasione di osservare in un recente sopralluogo che la pala d’altare della terza cappella a sinistra nella chiesa dell’Assunta è tenuta con incuria deplorevole, e che abbisogna di alcune riparazioni atte non solo a toglierla dallo stato di abbandono in cui essa si trova, ma anche a mettere in valore le pitture di cui essa si compone. Infatti la pala consta di due dipinti a tempera, “La Sacra Famiglia” e nella lunetta soprastante “L’Eterno” a mezzo busto, di un buon pittore lombardo del primo ‘500 che arieggia alla maniera del Luini; e, soprattutto, di due tavolette rappresentanti Cristo alla colonna e l’Ecce Homo condotte nello stile di Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone. Richiamando l’attenzione su queste opere d’arte, inviti la Fabbriceria a provvedere alle riparazioni necessarie, riparazioni che potranno essere condotte sotto la vigilanza della Sovrintendenza, come dispone la legge, e anche con un piccolo contributo di essa, a cura di un restauratore che goda la fiducia di questo Ufficio. Resto in attesa di assicurazione sollecita. Il Sovrintendente Ettore Modigliani”.

Ma da Magenta la sollecita assicurazione non arriva, perché la Fabbriceria teme di essere chiamata a sostenere una spesa eccessiva per i propri mezzi. Modigliani, il successivo 16 maggio, richiamata la nota del primo aprile invita la Fabbriceria “a comunicarmi i suoi propositi in merito al contenuto della nota medesima”; il sollecito viene recapitato il giorno stesso. A questo punto la Fabbriceria è costretta a rispondere e con una lettera del giorno successivo, 17 maggio, fa sapere di aver convocato un’apposita adunanza dei suoi membri per pronunciarsi in merito all’invito a eseguire il restauro nell’Assunta e di aver deliberato di chiedere alla Soprintendenza un preventivo preciso delle spese che dovrebbe assumersi, in modo da conoscere “l’onere dei lavori da eseguirsi perché sia chiarito se sono compatibili o meno con le risorse di questo Ente”.

Il preventivo inviato alla Fabbriceria è datato 24 giugno e risulta redatto da Mauro Pellicioli (1887 – 1974). Formatosi come pittore, Pellicioli aveva iniziato l’attività di restauratore nel 1911, che lo avrebbe reso celebre a livello internazionale: a lui sarebbero stati affidati i restauri di opere tra le più famose della storia dell’arte, come la Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova, il Cenacolo Vinciano e gli affreschi di Giotto ad Assisi; la Pinacoteca di Brera gli affidò il restauro di parecchi suoi capolavori, nell’arco di alcuni decenni.

Per la pala d’altare nell’Assunta, costituta da quattro dipinti, Pellicioli espose una spesa complessiva di 2650 lire (vedi foto). Modigliani, il primo luglio, trasmetteva il preventivo alla Fabbriceria aggiungendo: “Resta inteso che la Sovrintendenza contribuirà al restauro suddetto, ma non potrà farlo se non in misura modesta, dati gli impegni ai quali deve corrispondere, sul proprio bilancio, per tutta la Lombardia. Resto quindi in attesa di conoscere quale somma la Fabbriceria porrebbe a disposizione per il restauro”.

Lasciamo agli esperti stabilire a quanti euro equivalgono oggi 2650 lire del 1927. Siccome però Modigliani non ricevette più alcuna risposta da Magenta, è da ritenere che la Fabbriceria non fosse in grado di affrontare quella spesa. Ma si può stare certi che, nonostante le stesse difficoltà di allora, per la generosità dei magentini non sarà così oggi per il restauro dell’Assunta.

Resta una curiosità: in che occasione Maino aveva conosciuto Modigliani, entrando in tanta confidenza con lui da poter chiedere alla Pinacoteca di Brera una perizia su alcuni suoi dipinti, presumibilmente antichi e ritenuti di un certo pregio se veniva scomodata la massima autorità regionale in materia? E, soprattutto, di quali dipinti si trattava?

Mario Comincini

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